sabato 5 novembre 2011

PARCO NAZIONALE DELL’APPENNINO LUCANO ASSEDIATO DAL PETROLIO



Difficile conciliare in Basilicata, in un territorio limitato ma ricco di un rilevante patrimonio culturale e naturale, tutela dell’ambiente, ed in particolare, delle aree protette con i forti interessi economico-finanziari, rappresentati dalle societa energetiche. Il potere politico-amministrativo, rappresentato dall’Ente Regione, spesso non resiste alle lusinghe di questi poteri. Succede così che la Regione Basilicata  farà nascere 20 nuovi  pozzi petroliferi che si aggiungono ai 40 già esistenti per un totale di 60 pozzi petroliferi in Val d’Agri (Basilicata). In particolare, sedici pozzi petroliferi si trovano all’interno del perimetro del parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, istituito con DPR 8/12/2007.  Si tratta dei pozzi Pergola 1, S.Elia 1, Monte Enoc 1, Monte Enoc 6, Monte Enoc 7, Monte Enoc 10, Alli 2, Alli 4, Caldarosa 2, Caldarosa 3, Serra del Monte di Montemurro, Costa Molina Ovest 1, che si aggiungono alla costellazione dei pozzi denominati Cerro Falcone: il CF1, CF2, CF3, CF4, CF5, CF7 e il CF8. La nuova intesa è propedeutica al raddoppio delle attività estrattive sancite dal Memorandum, ovvero l’accordo tra Regione Basilicata e Governo. C’ è da notare tra l’altro, come il pozzo CF7 non risultava, ad oggi: è un cavallo di Troia per operare dentro il Parco, dove è vietata ogni attività estrattiva. L’Alli 2 verrebbe perforato a poche centinaia di metri l’ospedale di Villa d’Agri, verrà spostato di poche centinaia di metri, ma sempre davanti il suddetto ospedale; e i due pozzi Monte Enoc 6 e 7 saranno realizzati addirittura dentro l’abitato di Viggiano, in un’area franosa, già ritenuta dall’amministrazione municipale inidonea ad edificare abitazioni.
Evidentemente, l’Eni può dove ad altri è vietato! Nell’ambito della variazione del programma di lavori di ricerca e sviluppo, infatti, la Regione Basilicata, agli inizi di agosto, approfittando delle distrazioni tipiche dell’afa estiva, li ha approvati. Alcuni nuovi pozzi petroliferi si trovano all’interno e altri limitrofi al perimetro del parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese il cui Ente Parco non ha rilasciato i pareri d’incidenza ambientali previsti dalle leggi. E’ da evidenziare che tra le misure di salvaguardia del Decreto istitutivo del parco  è fatto divieto di ricerca e l’estrazione di idrocarburi, salvo quelle autorizzate prima dell’emanazione del decreto presidenziale.
Alcuni pozzi petroliferi sono previsti vicino ai centri abitati o in prossimità di limpide sorgenti d’acqua, come quella denominata Acqua dell’Abete, bene comune, prezioso  oro blu, indispensabile per la vita stessa della popolazione. Ebbene, queste sorgenti sono state inquinate da metalli pesanti e sostanze usate durante la trivellazione, come il bario. L’area è situata all’interno del parco nazionale, ove insiste, a poche centinaia di metri, il pozzo petrolifero Cerro Falcone 2, recentemente autorizzato dalla Regione Basilicata alla “messa in produzione” (nonostante il divieto previsto nel Decreto istitutivo e le misure di salvaguardia allegate al Decreto del Presidente della Repubblica del 2007) ovvero ad estrarre greggio, anch’esso situato all’interno di un SIC/ZPS del parco nazionale. Tutto questo avviene nella noncuranza e connivenza della Regione Basilicata di fronte alla sempre più insistente richiesta che viene dai cittadini per una moratoria su nuove attività minerarie.
Ciò, anche  per cercare di capire quali conseguenze  queste ricerche portino, come si evince dai molteplici segnali di inquinamento delle falde e dei sedimenti che ormai arrivano da più parti e che sono persino certificate dalla stessa Arpab (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Basilicata), l’organo ufficiale funzionale alle esigenze regionali. L’inquinamento sotto il centro oli di Viggiano con toluene e benzene nelle falde, riscontrato dall’Arpab, è talmente grave da non poter essere edulcorato e sottaciuto in alcuna maniera. Come sa bene chi vive intorno al lago del Pertusillo,  zona umida, sito nella Valle del fiume Agri di origine Quaternaria,sempre all’interno del perimetro Parco Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese-
Il lago, dovuto allo sbarramento artificiale del fiume Agri, perfettamente integrato nel contesto della valle e delle montagne circostanti, è diventato  rinomata meta turistica per la bellezza e l’armonia del paesaggio. Ebbene, il lago, area protetta SIC/ZPS, zona 1, è stato interessato nel mese di luglio dalla terza incomprensibile moria di pesci in pochi mesi.
Oltre che al patrimonio naturale della Val d’Agri, anche i beni culturali hanno subìto conseguenze per le attività estrattive. Numerosi sono i reperti rinvenuti sul tracciato degli oleodotti.   A Marsicovetere, loc. Barricelle, nell’ambito dei lavori dell’ENI per la ristrutturazione petrolifera, la Soprintendenza Archeologica  di Potenza ha messo in luce un impianto edilizio di notevoli dimensioni (una villa rustica) risalente all’età augustea-primo imperiale (fine I sec. a.C.- I sec. d. C.).
L’area della villa romana di Barricelle, di proprietà Bruttia Crispina, moglie dell’imperatore Commodo (nella villa è stato ritrovato uno dei suoi sigilli reali…che non si sa dove sia attualmente) è stata inaugurata in pompa magna con l’ambasciatore britannico (venuto in val d’Agri in visita ai pozzi della concessione Shell – ENI). Poi tutto è ritornato nell’oblio, anche se Italia Nostra ha proposto  un’ipotesi di gestione  di una collaborazione con i proprietari dell’ Agriturismo in cui insiste  l’area archeologica –per un centro di educazione/formazione al patrimonio culturale ed ambientale. Proprio per salvare i numerosi reperti archeologici trovati nel territorio dalla distruzione  sarebbe opportuno rilanciare il ruolo del Museo Nazionale di Grumentum,  antica città romana,  Museo che non ha ancora ricevuto le dovute attenzioni.
Dispiace notare che i finanziamenti ricevuti dalle royalties sono spesi in opere di cementificazione piuttosto che utilizzati per sostenere  il patrimonio culturale ed  ambientale così rilevante di tutta l’area protetta del parco nazionale che, commissariato sin dalla nascita, continua ad esserlo. Tale gestione provvisoria non aiuta certo lo sviluppo ecosostenibile del parco a vantaggio della popolazione della Valle. Forse, servirà per altri, ben diversi interessi. Patrimonio culturale, naturale, paesaggio: l’articolo 9 della Costituzione Italiana afferma che vanno tutelati e salvaguardati, come le sorgenti cristalline di ’acqua, preziosa risorsa della collettività. Come salvaguardare e custodire anche per le generazioni future  questi rilevanti  Beni Comuni, se le ricerche petrolifere nel parco della Val d’Agri continueranno ad andare avanti?
 [di Teresa Liguori, consigliere nazionale Italia Nostra]

1 commento:

  1. Riparte l'ENI all'attacco per perforare a ridosso dell'ospedale l'ALLI 2. Prevista per il prossimo 16 febbraio la presentazione dei lavori. E' una vergogna

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