giovedì 27 settembre 2012

CHE C' AZZECCA LA SINDROME DI STOCCOLMA?


“Sindrome di Stoccolma si ritiene uno stato psicologico particolare che si manifesta in seguito ad un episodio estremamente violento o traumatico, ad esempio un sequestro di persona o un abuso ripetuto. Il soggetto affetto da Sindrome di Stoccolma durante l’abuso o la prigionia, prova un sentimento positivo, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino. Si crea una sorta di alleanza e solidarietà tra la vittima e il carnefice.
La Sindrome di Stoccolma prende nome da un episodio dell’agosto del 1973 avvenuto nella capitale svedese: quattro impiegati di una banca furono tenuti in ostaggio per sei giorni da due criminali. Al momento del rilascio essi espressero sentimenti di solidarietà verso i propri sequestratori. Una delle donne rapite instaurò un autentico legame sentimentale con uno dei rapinatori”. cit. da Wikipedia





Come direbbe l’On. Di Pietro: ”Che c’azzecca” la sindrome di Stoccolma con la situazione politica-social-finanziaria della società italiana, e non solo!
Andiamo con ordine, qual è la molla iniziale di una persona in balia di situazioni non controllabili e da cui ne viene un reale pericolo? Senza dubbio lo sconcerto e la paura!
Subito dopo scatta nella maggioranza dei casi il tentativo di uscirne con il minor danno per sè stessi, raramente si riesce a pensare anche agli altri. Infine, se i sequestratori, mostrano di avere motivazioni argomentate anche se non condivisibili, scatta la suddetta sindrome. Si arriva a giustificare i propri aguzzini e in molti casi a solidarizzare con loro, arrivando a considerare avversari coloro che fino a quel momento si sono adoperati per la propria salvezza.
Ora vediamo cosa è successo nelle società nel corso della storia. Alla forza bruta e alla violenza delle società primitive, da cui derivava il potere dell’epoca, si è passati man mano a forme di organizzazione della società sempre più complesse attraverso imperi, monarchie, organizzazioni che, comunque, sempre mantenevano il proprio dominio gestendo la paura del popolino con minacce sia fisiche (forza militare), legislative e morali (dogmi e imposizioni religiose).
E’ solo negli ultimi due secoli che, con il progredire della scienza e della morale la paura viene sempre più abbandonata. Questo grazie anche, se non soprattutto, alle nuove idee democratiche della borghesia francese del 1789 prima, e marxiste e socialiste poi, in cui si affermavano principi di uguaglianza e di pari dignità tra gli esseri umani, mettendo in discussione i sistemi di potere fino ad allora dominanti.
Finalmente l’uomo si liberava da ataviche paure e pretendeva il rispetto e i diritti che gli spettavano. La rivoluzione Francese prima, i moti indipendentisti in Europa della metà dell’ottocento, le lotte operaie del secolo scorso erano riuscite a sconfiggere il paradigma fino ad allora imperante, che gli uomini fossero diversi nei bisogni e nella scala sociale per censo o volontà divina.
Tutto ciò avveniva non in maniera naturale  e indolore, ma grazie alla presa di coscienza delle masse che scendevano in piazza per il riconoscimento di diritti e giustizia fino ad allora ignorati dai potenti, costringendoli ad arretrare sempre più nella difesa dei loro privilegi. Migliaia di caduti hanno insanguinato le strade e le piazze e  delle grandi città europee, e non da meno erano le masse contadine che si ribellavano al latifondismo dei grandi proprietari terrieri e alle forme di servitù, quasi schiaviste, della mezzadria.
Quindi non concessioni generosamente elargite, ma conquiste strappate con lotte e sacrifici e spesso pagate a caro prezzo con il carcere e la vita.
La paura arretrava e le masse cominciavano a godere di diritti fino ad allora riservati esclusivamente ai nobili e alle classi più abbienti.
La fame, le malattie l’ignoranza venivano piano piano debellate (anche se mai completamente). I lavoratori non erano più proprietà del padrone, ma godevano maggiormente dei frutti del proprio lavoro, scoprivano la cultura, il riposo e il piacere di vite più degne di essere vissute.
La paura veniva mantenuta in vita attraverso le guerre: le due cosiddette mondiali e altre legate magari a interessi nazionalisti ma che mantenevano alta la tensione grazie agli interessi delle grandi potenze.
Nel complesso, però, la vita, mediamente, era maggiormente godibile e si cominciava a parlare anche di diritti civili e di temi fino ad allora fuori dal dibattito politico perché considerati tabù o perchè non sentiti.
Nel frattempo i mezzi di comunicazioni di massa si diffondevano e cominciavano la loro opera di disinformazione e annichilimento culturale, proponendo modelli  e  informazioni tese ad addormentare le coscienze che si erano svegliate.
Si perchè i padroni del mondo nel frattempo non erano stati  inoperosi ma hanno cominciato una lenta ma inesorabile guerra per riprendersi le posizioni di potere messe in discussione fino ad allora.
E per far ciò non hanno esitato ad usare tutte le armi, psicologiche e ricatti  sociali, ma alimentando alla fine la stessa grande debolezza umana: la paura. E così hanno creato artificiose divisioni tra le persone con concetti e modelli da loro ideati ad hoc: globalizzazione, conflitti generazionali, religiosi e, infine siamo ad oggi, crisi finanziarie e conseguenti  debiti pubblici, con i quali in Italia e altri paesi si sono giustificate misure che riportano indietro l’orologio della storia di almeno un secolo.


Che cos’è, però che stupisce? Vista dal loro punto di vista nulla, hanno fatto e fanno ciò per cui si sentono investiti da Dio e dagli uomini, asservire e guidare secondo i loro principi la massa ignorante. Al contrario, da un punto di vista più ampio, stupisce la relativa o nulla, in alcuni casi, reattività delle vittime di queste manovre.
Eccoci allora alla sindrome di Stoccolma applicata su vasta scala, ognuno pensa e teme di perdere quel poco di benessere che si è trovato ad avere grazie ai sacrifici passati, ed è, quindi ancora la paura la grande protagonista dei nostri tempi.
Ognuno cerca di mantenere il proprio status, anche a scapito degli altri,si prendono per buone le verità ufficiali, sapendo bene che verità non sono. Si blandiscono i potenti (piccoli o grandi) di turno per continuare a usufruire di favori e tranquillità sociale. Si delegano a governare personaggi che sappiamo essere benissimo i peggiori esponenti della razza umana, ma che, si pensa: “A noi non ci toccherà più di tanto” e per giustificarsi : “ Tanto, alla fin fine, sono tutti uguali”. 
Incapaci di reagire, di avere pensieri autonomi, siamo prigionieri non solo dei cattivi di turno ma soprattutto di noi stessi e della nemica numero uno dell’essere umano: la paura che, se è, comunque, un sentimento naturale e spesso di salvezza dall’ incoscienza, in questi casi è indotta e sfruttata per biechi fini di potere e per l’ asservimento delle masse.
La paura e l’interesse personale, ci porta quindi, spesso, a non vedere le catene che si stringono sempre più attorno al nostro collo anzi, in molti casi siamo portati a giustificare tali azioni convinti che siano per il supremo interesse generale, che, invece, il più delle volte, è vantaggio di pochi. Come appunto accade nella Sindrome di Stoccolma solo che, in questo caso, siamo tutti ostaggi, e non c’è nessuno che possa liberarci, se non noi stessi.

MIZIO

Nessun commento:

Posta un commento