“Sindrome
di Stoccolma si ritiene uno stato psicologico particolare che si manifesta in
seguito ad un episodio estremamente violento o traumatico, ad esempio un
sequestro di persona o un abuso ripetuto. Il soggetto affetto da Sindrome di
Stoccolma durante l’abuso o la prigionia, prova un sentimento positivo, fino
all’amore, nei confronti del proprio aguzzino. Si crea una sorta di alleanza e
solidarietà tra la vittima e il carnefice.
La
Sindrome di Stoccolma prende nome da un episodio dell’agosto del 1973 avvenuto
nella capitale svedese: quattro impiegati di una banca furono tenuti in
ostaggio per sei giorni da due criminali. Al momento del rilascio essi
espressero sentimenti di solidarietà verso i propri sequestratori. Una delle
donne rapite instaurò un autentico legame sentimentale con uno dei rapinatori”.
cit. da Wikipedia
Come
direbbe l’On. Di Pietro: ”Che c’azzecca” la sindrome di Stoccolma con la
situazione politica-social-finanziaria della società italiana, e non solo!
Andiamo
con ordine, qual è la molla iniziale di una persona in balia di situazioni non
controllabili e da cui ne viene un reale pericolo? Senza dubbio lo sconcerto e
la paura!
Subito
dopo scatta nella maggioranza dei casi il tentativo di uscirne con il minor
danno per sè stessi, raramente si riesce a pensare anche agli altri. Infine, se
i sequestratori, mostrano di avere motivazioni argomentate anche se non
condivisibili, scatta la suddetta sindrome. Si arriva a giustificare i propri
aguzzini e in molti casi a solidarizzare con loro, arrivando a considerare
avversari coloro che fino a quel momento si sono adoperati per la propria
salvezza.
Ora
vediamo cosa è successo nelle società nel corso della storia. Alla forza bruta
e alla violenza delle società primitive, da cui derivava il potere dell’epoca,
si è passati man mano a forme di organizzazione della società sempre più complesse
attraverso imperi, monarchie, organizzazioni che, comunque, sempre mantenevano
il proprio dominio gestendo la paura del popolino con minacce sia fisiche (forza
militare), legislative e morali (dogmi e imposizioni religiose).
E’
solo negli ultimi due secoli che, con il progredire della scienza e della
morale la paura viene sempre più abbandonata. Questo grazie anche, se non
soprattutto, alle nuove idee democratiche della borghesia francese del 1789
prima, e marxiste e socialiste poi, in cui si affermavano principi di uguaglianza
e di pari dignità tra gli esseri umani, mettendo in discussione i sistemi di
potere fino ad allora dominanti.
Finalmente
l’uomo si liberava da ataviche paure e pretendeva il rispetto e i diritti che
gli spettavano. La rivoluzione Francese prima, i moti indipendentisti in Europa
della metà dell’ottocento, le lotte operaie del secolo scorso erano riuscite a
sconfiggere il paradigma fino ad allora imperante, che gli uomini fossero
diversi nei bisogni e nella scala sociale per censo o volontà divina.
Tutto
ciò avveniva non in maniera naturale e
indolore, ma grazie alla presa di coscienza delle masse che scendevano in
piazza per il riconoscimento di diritti e giustizia fino ad allora ignorati dai
potenti, costringendoli ad arretrare sempre più nella difesa dei loro
privilegi. Migliaia di caduti hanno insanguinato le strade e le piazze e delle grandi città europee, e non da meno
erano le masse contadine che si ribellavano al latifondismo dei grandi
proprietari terrieri e alle forme di servitù, quasi schiaviste, della
mezzadria.
Quindi
non concessioni generosamente elargite, ma conquiste strappate con lotte e
sacrifici e spesso pagate a caro prezzo con il carcere e la vita.
La
paura arretrava e le masse cominciavano a godere di diritti fino ad allora
riservati esclusivamente ai nobili e alle classi più abbienti.
La
fame, le malattie l’ignoranza venivano piano piano debellate (anche se mai
completamente). I lavoratori non erano più proprietà del padrone, ma godevano
maggiormente dei frutti del proprio lavoro, scoprivano la cultura, il riposo e
il piacere di vite più degne di essere vissute.
La
paura veniva mantenuta in vita attraverso le guerre: le due cosiddette mondiali
e altre legate magari a interessi nazionalisti ma che mantenevano alta la
tensione grazie agli interessi delle grandi potenze.
Nel
complesso, però, la vita, mediamente, era maggiormente godibile e si cominciava
a parlare anche di diritti civili e di temi fino ad allora fuori dal dibattito
politico perché considerati tabù o perchè non sentiti.
Nel
frattempo i mezzi di comunicazioni di massa si diffondevano e cominciavano la
loro opera di disinformazione e annichilimento culturale, proponendo modelli e
informazioni tese ad addormentare le coscienze che si erano svegliate.
Si
perchè i padroni del mondo nel frattempo non erano stati inoperosi ma hanno cominciato una lenta ma
inesorabile guerra per riprendersi le posizioni di potere messe in discussione
fino ad allora.
E
per far ciò non hanno esitato ad usare tutte le armi, psicologiche e ricatti sociali, ma alimentando alla fine la stessa
grande debolezza umana: la paura. E così hanno creato artificiose divisioni tra
le persone con concetti e modelli da loro ideati ad hoc: globalizzazione,
conflitti generazionali, religiosi e, infine siamo ad oggi, crisi finanziarie e
conseguenti debiti pubblici, con i quali
in Italia e altri paesi si sono giustificate misure che riportano indietro
l’orologio della storia di almeno un secolo.
Che
cos’è, però che stupisce? Vista dal loro punto di vista nulla, hanno fatto e
fanno ciò per cui si sentono investiti da Dio e dagli uomini, asservire e
guidare secondo i loro principi la massa ignorante. Al contrario, da un punto
di vista più ampio, stupisce la relativa o nulla, in alcuni casi, reattività
delle vittime di queste manovre.
Eccoci
allora alla sindrome di Stoccolma applicata su vasta scala, ognuno pensa e teme
di perdere quel poco di benessere che si è trovato ad avere grazie ai sacrifici
passati, ed è, quindi ancora la paura la grande protagonista dei nostri tempi.
Ognuno
cerca di mantenere il proprio status, anche a scapito degli altri,si prendono
per buone le verità ufficiali, sapendo bene che verità non sono. Si blandiscono
i potenti (piccoli o grandi) di turno per continuare a usufruire di favori e
tranquillità sociale. Si delegano a governare personaggi che sappiamo essere
benissimo i peggiori esponenti della razza umana, ma che, si pensa: “A noi non ci
toccherà più di tanto” e per giustificarsi : “ Tanto, alla fin fine, sono tutti
uguali”.
Incapaci
di reagire, di avere pensieri autonomi, siamo prigionieri non solo dei cattivi
di turno ma soprattutto di noi stessi e della nemica numero uno dell’essere
umano: la paura che, se è, comunque, un sentimento naturale e spesso di salvezza
dall’ incoscienza, in questi casi è indotta e sfruttata per biechi fini di
potere e per l’ asservimento delle masse.
La
paura e l’interesse personale, ci porta quindi, spesso, a non vedere le catene
che si stringono sempre più attorno al nostro collo anzi, in molti casi siamo
portati a giustificare tali azioni convinti che siano per il supremo interesse
generale, che, invece, il più delle volte, è vantaggio di pochi. Come appunto
accade nella Sindrome di Stoccolma solo che, in questo caso, siamo tutti
ostaggi, e non c’è nessuno che possa liberarci, se non noi stessi.
MIZIO
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