“L’articolo
più bello della Costituzione è l’articolo 36, laddove si dice che la
retribuzione deve assicurare al lavoratore «un’esistenza libera e dignitosa»:
sono parole bellissime. L’esistenza deve essere libera e dignitosa, non può
essere sempre e soltanto subordinata alla logica economica. Non possiamo vivere
all’ insegna dell’emergenza continua e dell’esistenza dei soli problemi
economici: i diritti non possono essere sacrificati impunemente.” S. Rodotà
Abbiamo
un re.
Un
paese medioevale non poteva che esprimere un monarca. Finisce così la commedia
degli equivoci. Senza alcun colpo di scena. Si trasforma nell’inevitabile
sceneggiatura che sposta, inevitabilmente, il film “L’Italia alle elezioni” da
una sceneggiata cialtrona, interpretata da Alberto Sordi o Peppino de Filippo,
in un film hard boiled, molto più vicino a “Quarto Potere” di Orson Welles o a
“Le mani sulla città” di Francesco Rosi, capolavoro del 1963, interpretato da
Rod Steiger e Salvo Randone, due splendidi grandi attori. Finisce la commedia e
finiscono anche gli stereotipi su questo paese, dipinto troppo spesso con
faciloneria, con superficialità, spingendo l’immaginario collettivo a voler
credere e pensare che, comunque vada, si finisce a tarallucci e vino. Non è
così. Non ci sono biscotti, non esistono libagioni. La commedia non c’è più. La
sceneggiatura rimane la stessa ma ci regala l’annuncio, invece, di una tragedia
sociale. L’elezione del presidente trasforma, giustamente, il film della nostra
nazione in quella che dovrebbe essere, per aderire in maniera più realistica
alla autentica situazione del paese: una tragedia.
Vincono
coloro che non hanno mai voluto e non vorranno mai nessuno spostamento neppure
millimetrico dell’asse portante dell’equilibrio del paese, quel consociativismo
perpetuo tra aristocrazia fondiaria, oligarchia finanziaria, criminalità
organizzata e i rappresentanti delle istituzioni sempre disposti e disponibili
per mettersi al servizio delle esigenze euro-atlantiche, declinate da chi
considera la Repubblica Italiana una semplice colonia alla quale dare un ordine
da eseguire senza discussione.
Nasce
così l’asse conservatore italiano che guiderà l’Italia verso la sua totale resa
incondizionata al sistema finanziario speculativo europeo. E questa loro
vittoria deve spingere tutti gli italiani a diventare più maturi, più
responsabili, a comprendere che è necessario adesso iniziare una fase di
profonda argomentazione, elaborazione e continua attività della cittadinanza per
difendersi e cominciare a organizzare la propria salvaguardia, perché tra dieci
giorni, l’intero “sistema paese” finisce ufficialmente sotto il perentorio
controllo politico del sistema finanziario speculativo. Pioverà un fiume di
denaro sulla Repubblica Italiana, probabilmente fin dalla prossima settimana,
sia in borsa, sia sui fondi di investimento che a favore dei nostri bpt che
vedranno, all’improvviso, una ottima performance sui mercati. Ma non arriverà
neppure un euro né alle imprese nè alla cittadinanza. Siamo finiti dentro il
film “Le mani sulla città” del 1963. Lì ritorna l’Italia, a quel punto della
propria Storia. Conclude così il proprio processo di regressione iniziato con Silvio Berlusconi venti anni fa.
Con l’elezione di Stefano Rodotà, il paese avrebbe dato l’avvio alla
costituente collettiva per la nascita della Terza Repubblica. Con la
dissoluzione del PD l’intera collettività paga il prezzo della incapacità degli
italiani di affrontare la realtà (e il conseguente lutto mai elaborato) per la
fine del comunismo del 1989.
Finisce
la Seconda Repubblica, oggi. Ma non nasce la Terza.
L’attuale
indecorosa classe politica dirigente prende atto della situazione e promuove la
Prima Repubblica, lanciando quindi al paese un messaggio chiaro, forte, netto,
preciso. La Seconda Repubblica è fallita: ritorniamo ai giochi del privilegio
precedenti all’epoca post-moderna, quindi alla Prima Repubblica. Da domani
ritorniamo –per scelta dell’attuale parlamento- a considerare le istituzioni e
l’attività politica dell’esecutivo secondo gli standard della Prima Repubblica,
attraverso una fitta ragnatela di amicizie e incroci azionari di banche,
fondazioni, istituzioni finanziarie, tutte quante sotto la benedizione e
l’appoggio di chi, come Giuliano Amato, nella sua potente qualità di presidente
del consiglio in pectore, come qualcuno ha già ipotizzato, rappresenta la
sintesi delle oligarchie del privilegio delle antiche dinastie aristocratiche
della rendita parassitaria. Per il momento, l’attuale classe politica dirigente
italiana ha scelto di ritornare ufficialmente alla costituzione del Medioevo
Italiano. E’, in assoluto, la pagina più nera, delittuosa e regressiva per il
nostro paese. L’aspetto positivo consiste nel fatto, come la Storia ci insegna,
che i sistemi autoritari non reggono l’urto dell’opposizione quando ci si trova
a una crisi di sistema, come nel caso dell’Italia. Con questa scelta effettuata
pochi minuti fa, l’Italia sceglie ufficialmente lo “stato perenne dell’assoluta
immobilità” provocando la spaccatura del paese tra istituzioni rappresentative
e volontà della cittadinanza, in un momento storico nel quale “i cittadini”
irrompono nell’agone pubblico pretendendo di avere una voce nel nome di un bene
comune e delle esigenze del servizio pubblico. Non dureranno molto, lo sanno
anche loro. Non dureranno molto proprio perché vince il mondo della Prima
Repubblica defunta venti anni fa. E non si tratta di resurrezione, bensì di
riesumazione.
Verremo
governati dai cadaveri della Storia.
L’aspetto
positivo è che esiste, oggi, la possibilità di una nuova consapevolezza
collettiva, attivata grazie alla rete, che è immediata, grazie ai social
networks, grazie anche alle primarie del PD, che hanno portato in parlamento
dei candidati “diversi” i quali hanno scelto di rendere conto ai propri
elettori delle loro azioni piuttosto che rispondere ai dettami della
segreteria, grazie al flusso perenne
delle notizie e delle informazioni che forniranno sempre e di continuo la
materia necessaria per capire, comprendere, e quindi elaborare ciò che i
defunti riesumati stanno combinando. E’ inutile usare mezzi termini retorici.
Abbiamo condotto tutti una bella battaglia politica iniziata diversi anni fa
per cambiare questo paese.
L’abbiamo
persa.
Ma
la loro è una vittoria di Pirro.
di Sergio Cori Modigliani
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