Siamo
ormai a un vero bollettino di guerra, quello che conta un centinaio di cetacei
(prevalentemente delfini della specie “stenella striata”) spiaggiati e morti
sulle coste italiane dall’inizio del 2013. Una vera e propria ecatombe che vi
avevamo raccontato qualche settimana addietro (riferita in particolare alle
coste della Toscana) e che, come appunto
scritto nel precedente articolo, gli scienziati hanno approcciato con cautela,
non essendo certi di cause e motivazioni. Tuttavia tutte le carcasse rinvenute
fino a oggi presentano un comune denominatore: tracce di infezioni batteriche e
virali. Apparentemente quindi, si pensava che l’uomo e le sue azioni fossero
estranei alla questione. E invece, udite udite, siamo ancora una volta
protagonisti.
Ma
andiamo con ordine: la maggior parte dei ritrovamenti sono avvenuti lungo le
coste del Tirreno, Toscana appunto, Lazio, Calabria e Sicilia. La scena agli
occhi di veterinari, forze dell’ordine e semplici passanti, sempre la stessa:
animali in fin di vita in preda a spasmi o tremori oppure carcasse arenate.
Talvolta i corpi erano in stato di decomposizione talmente avanzato da essere
irriconoscibili anche a un occhio esperto. Badando alla semplice sintomatologia
si è dunque appurato subito come questi splendidi abitatori dei mari siano
stati colti da infezioni batteriche e da infestazioni parassitarie, come
affermano Sandro Mazzariol, coordinatore dell’Unità di Pronto Intervento
(CERT), che interviene in caso di spiaggiamenti anomali, e Cristina Casalone, coordinatore
dei laboratori zooprofilattici che effettuano le diagnosi su cetacei
spiaggiati; indagando però un po’ più in profondità, alla radice del problema
pare che il vero problema dei delfini sia una grave depressione del sistema
immunitario, quello che insomma aiuta ogni animale a far fronte alle malattie
(che poi li hanno “materialmente” uccisi, infatti).
Veniamo
quindi al dunque. Le pessime condizioni del sistema immunitario di questi
cetacei avrebbe determinato (nella maggior parte dei casi) la loro morte
rendendoli incapaci di reagire alle infezioni: ma cosa avrebbe causato questa
debolezza immunitaria? La forte contaminazione marina da inquinanti ambientali
come PCB e DDT. Nulla di nuovo insomma, semplicemente va preso atto ancora una
volta che stiamo sopprimendo la vita del Pianeta e pian piano, di conseguenza,
anche la nostra; si, perché se è vero che l’uomo è apparentemente più capace di
sopravvivere all’inquinamento ambientale e curare le affezioni da esso
derivante è altrettanto vero che probabilmente arriveremo a un punto in cui
anche per noi sarà impossibile “resistere”.
I
delfini, come gli altri abitanti del mare, sono sentinelle dello stato di
salute dell’ambiente, sarebbe il momento giusto per ascoltare con maggiore
attenzione i segnali che la natura ci sta mandando e correre velocemente ai
ripari, cominciando come vi diciamo sempre da noi e dalle nostre azioni
quotidiane.
da "Attenti all'uomo"
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