Berlusconi
è vivo e lotta insieme a noi!
La
condanna in via definitiva per l’affare Mediaset lungi dal rappresentare la
morte politica di un personaggio come il cavaliere d’Arcore cui, in altri
paesi, non sarebbe mai stato permesso neanche di entrare in politica,
figuriamoci di poter ancora accusare e arringare le folle (?) adoranti l’ultimo
imperatore, sta rappresentando
l’ennesimo atto di una farsa che da tempo è diventata ormai tragedia.
Incuranti
dello stato comatoso della società italiana e dei suoi cittadini più deboli, di
un’economia a brandelli, di una corruzione senza pari, di incapacità politiche
e manageriali da far tremare, siamo ancora qui a discutere di lui e dei suoi
deliri.
Dietro
questo ci può essere solo l’incapacità politica? Il desiderio di mantenere in
vita un governo contro-natura? O la lucida consapevolezza che caduto Sansone
vengano sepolti anche i filistei?
Difatti,
in questi lunghi anni di Seconda Repubblica, anche se nascosti dietro i soliti
fumosi discorsi degli addetti ai lavori e azzeccagarbugli di turno, lo scenario
politico italiano è stato di una semplicità e linearità esemplare: o con Berlusconi o contro
Berlusconi, la delegittimazione politica passava attraverso questa linea
Maginot (ricordate il “voto utile”?)
Ci
siamo fatti convincere (almeno molti di noi) che il cambiamento potesse passare
dal votare coloro che lo stesso nano di Arcore indicava come comunisti feroci e
mangiatori di bambini. Salvo accorgersi che, appena al governo, tutto si faceva
meno che mettere il “nemico” nelle condizioni di non nuocere più, varando, ad
esempio, la legge sul conflitto d’interessi, o la legge sulle frequenze TV. In
compenso con l’alibi dell’entrata nell’Europa prima, e della crisi economica poi,
sono state attuate politiche e promulgate leggi che, se fossero state soltanto
accennate pochi anni prima, avrebbero provocato sollevamenti in tutto il paese
con alla testa quei partiti e quei sindacati che adesso invece le attuano e le
tollerano. Le peggiori leggi in materia di lavoro e diritti sono state
approvate da uno schieramento bipartisan dando visibilità a un giochino che
appare sempre più scontato l’antiberlusconismo è soltanto sbandierato per
ottenere consensi promettendo alternative che, nella realtà, non si sono mai
manifestate.
Oddio,
riconosco che nello schieramento alternativo ci sono personalità di altro
spessore e di altra storia rispetto a quelle del centrodestra, ma questo non
cambia un giudizio che deve essere avulso da simpatie o stime e basarsi su
fatti che hanno sicuramente una valenza maggiore.
Ma
allora in questo quadro che, appare ormai chiaro, nelle sue linee guida, gli
spazi per una politica che sia veramente alternativa a quella perseguita
finora, che rimetta in discussione, ad esempio accordi economici e finanziari
con l’Europa, che stanno strangolando interi popoli, che ponga al centro del
dibattito politico non il lavoro ma i lavoratori (sembrerebbe la stessa cosa ma
non lo è), che sia parte dirigente dell’economia e non spettatrice passiva (e interessata),
che ponga in discussione un modello di sviluppo che ha mostrato tutti i suoi
limiti e le sue ingiustizie di fondo, che non pensi ad ogni cambio di governo a
modificare la Costituzione per poter avere le mani più libere, cosa si può e si
deve fare?
Intanto
cominciare col dire che non basta essere nemico del mio nemico per poter essere
alleati, l’alternativa non si costruisce coi nomi, ma con programmi e idee.
Grillo e i grillini hanno dimostrato, con tutti loro limiti e contraddizioni,
che gli spazi e il terreno sociale per poter fare ciò esiste, ma bisogna
cominciare a uscire da un circuito mentale che ruota intorno a se stessi. Fuor
di metafora, non saranno personaggi come Camusso, Barca, Bettini o qualsiasi
altro protagonista simile manifesti voglia di cambiamento, a poter dar vita ad
una vera alternativa, se prima non fanno scelte coraggiose, in controtendenza e
di rottura con quelle seguite finora.
Riconoscano che è anche grazie a loro
che i lavoratori italiani stanno diventando i cinesi d’Europa, sempre meno
pagati e con sempre meno diritti. Che l’italiano usufruisce dei servizi
peggiori d’Europa, pagando le tasse più alte, che le privatizzazioni e le
liberalizzazioni soprattutto nei servizi pubblici non hanno portato benefici neanche
nel campo puramente economico e sono state una Caporetto dal punto di vista
dell’efficienza. Insomma riconoscano e accettino il fatto che non può essere
l’antiberlusconismo il solo collante per unire in un programma comune forze
ormai troppo diverse e che la chiave di lettura della società non può essere
quella unica adottata sinora.
Altrimenti
ha ragione Renzi e i suoi seguaci, bastano due slogan, rottamiamo questo e
quello e poi, anche se le scelte politiche dicono il contrario (vedi appoggio a
Marchionne, all’abolizione dell’art.18, all’acqua privata), ci presentiamo come
l’alternativa a Berlusconi.
Ma
temiamo che il popolo del PD sia ormai geneticamente modificato, almeno nella
maggioranza dei casi, per poter fare analisi politiche che vadano oltre l’appartenenza
a questa o quella corrente, convinti (magari sinceramente) che sia questa la
cosa giusta.
Barca
nel suo recente tour nelle sezioni PD si chiedeva amaramente: “ Ma dove sono
gli operai nel PD?...” Già e se avessero avuto la bontà e la voglia di
ascoltare altri che non fossero Berlusconi & co, forse lo saprebbero.
Saprebbero che gli operai sono in cassa integrazione, in mobilità o legati per
dieci o più ore al giorno al posto di lavoro per pochi spiccioli, grazie anche,
se non soprattutto, alle scelte avvallate dai suoi compagni.
Si
sarebbe reso conto che gli operai non hanno più il tempo e la voglia di seguire
avanguardie che non li rappresentano più, dovendo molto più prosaicamente
pensare a sopravvivere.
In
questo deserto agghiacciante appare logico che anche il PD abbia tutto l’interesse
a mantenere in vita (politicamente) Berlusconi, poiché, mancando lui, si
scoprirebbe forse che anche il re di sinistra è nudo!
Lunga
vita a Berlusconi!
MIZIO
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