...Passiamo
alla seconda bomba (ma autentico tric trac per la melma mediatica quotidiana).
L'ha lanciata con due interviste a Sky (e ad un paio di tivvù casertane)
Carmine Schiavone, cugino del più noto Francesco, alias Sandokan. Tra una cifra
e l'altra di morti ammazzati come noccioline nelle faide tra clan, si fa uscire
una cifra rotonda: nei prossimi anni 5 milioni di morti nelle terre avvelenate
di Campania e Lazio. Anche stavolta: strilli e titoloni su carta stampata?
Altre tivvù a cercare di capirci meglio? Aule parlamentari in seduta permanente
per far luce? Inquirenti, forze dell'odine e autorità di controllo a sirene
spiegate? Sempre lo stesso, tombale silenzio. Un'omertà di Stato che più
compatta non si può. Come se una colata di cemento – in perfetto stile mafioso
– avesse cucito bocche, occhi e orecchie.
Eppure
Schiavone – in modo terribilmente crudo, fino a scivolare per certe parti nel
grottesco – ne ha raccontate di tutti i colori. L'avvelenamento è cominciato
più di vent'anni fa, ora la situazione è irrecuperabile – questo il tono delle
sue frasi – ogni bonifica non serve ormai a niente, la gente muore, i tumori
crescono ogni giorno, arriveremo a 5 milioni di cadaveri. Una guerra,
un'ecatombe. E altre cifre dello scempio: a metà anni '90 servivano 26 mila
miliardi di lire, figurarsi oggi quanti, e per di più adesso inutili. La
camorra ha comprato tutti, ha fatto affari con tutti, ha pagato perchè i
controllori non controllassero e divenissero complici. Ha fatto i nomi di
politici di prima e seconda repubblica, parlato di servizi deviati (come nel
caso di Carmine Mensorio, il dc gavianeo atteso dai pm per una verbalizzazione
bomba e “tuffatosi” dal traghetto che dalla Grecia lo avrebbe riportato in
Italia: caso archiviato in un baleno dalla procura di Ancona come “suicidio”).
Ha descritto (scivolando in una parodia alla Totò e Peppino) la sua passione
per la facoltà di medicina e la sua abitudine a esaminare i “suoi” picciotti a
caccia di esame facile, indossando il camice bianco con la complicità di baroni
e accademici dell'epoca (ha fatto addirittura nomi, cognomi e cattedre
interessate).
La
cosa più incredibile è che Schiavone ha ora raccontato davanti a un microfono
cose che aveva già cominciato a dire circa vent'anni fa. Agli inquirenti. E poi
addirittura anche in commissione antimafia. In una verbalizzazione del 1996 in
una caserma dei carabinieri del basso Lazio – riportata per ampi stralci dalla
Voce circa un anno fa – Carmine Schiavone raccontava per filo e per segno zone
di sversamento, quantitativi, indicava collusioni, complicità, faceva riferimento
ad altri business, parlava di personaggi che solo dopo anni e anni balzeranno
alla ribalta delle cronache giudiziarie (come l'avvocato pro Casalesi Cipriano
Chianese), calcolava tangenti e mazzette, segnalava la somma globale che i clan
potevano investire per i loro “soldati” e per comprare i silenzi. Parole al
vento. Mentre gli sversamenti illeciti sono proseguiti a ritmo incessante. La
stessa Voce, del resto, ha cominciato a descrivere i traffici di rifiuti super
tossici fino dal fine degli anni '80, dettagliando – per fare solo due esempi –
i ruoli di Gaetano Vassallo (un altro che ha cominciato a verbalizzare davanti
agli inquirenti solo qualche anno fa) e dello stesso Chianese (in combutta con
Licio Gelli, visti i frequenti viaggi della band, in compagnia di Francesco
Bidognetti, alias Cicciotte 'e mezzanotte, in quel di villa Wanda, ad Arezzo).
Fino ad un reportage del 2007, “Le nostre Seveso”, dedicato – tragiche cifre
alla mano – alla morte annunciata (e parliamo di 6 anni fa) delle martoriate terre
campane, che oggi va di moda chiamare “le terre dei fuochi”, e prima ancora “il
triangolo della morte”.
Poche
mosche bianche a raccontare quelle scomode, incredibili, dolorosissime verità.
Un oncologo che per i più raccontava favole, Antonio Marfella (proprio oggi in
audizione al Senato per dettagliare i numeri della tragedia annunciata), un
colonnello dell'esercito toscano in pensione, Giampiero Angeli, le Assise di
palazzo Marigliano, costola dello storico Istituto per gli Studi Filosofici
fondato dall'avvocato Gerardo Marotta. Per il resto, una coltre di silenzio:
tutto ok, tutto in ordine, secondo l'Arpac, costituita allo scopo di accertare
la salute del territorio, nel tempo diventato un feudo mastelliano di
collusione & coperture; tutto ok secondo la Regione, sia sotto il regno di
Antonio Bassolino che quello dell'attuale governatore, l'ex psi Stefano Caldoro
(al cui attivo anche i crac sanità e trasporti). E pensare che il
registro-tumori in Campania (cardine per una lotta concreta contro il cancro,
previsto e attuato praticamente in tutte le regioni del Paese) ha visto la luce
solo qualche mese fa... Forse perchè ci vuole un registro da 5 milioni di
pagine. Nere.
DI ANDREA CINQUEGRANI
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