domenica 15 gennaio 2012

CASSINO FERITA DALLE BOMBE, SCONFITTA DAL DEBITO




La Battaglia di Cassino della Seconda Guerra Mondiale rase al suolo questa cittadina italiana e la sua abbazia sulla cima del colle. Oggi i 33.000 residenti stanno scavando le macerie lasciate da Wall Street.
Sei decenni dopo che le forze guidate dagli Stati Uniti cacciarono i nazisti da Cassino, una nuova generazione sta lottando corpo a corpo con le conseguenze dei debiti della ricostruzione postbellica, prestiti cresciuti a causa del contraccolpo dei derivati. Nel 2009 i costi sempre più alti costrinsero Cassino, 130 chilometri a sud-est di Roma, a stipulare uno swap sui tassi di interesse con J.P. Morgan Chase, che ha reso la città incapace di pagare l’asilo per 60 bambini e i servizi per i più poveri.

Per Iris Volante, che presiede un comitato per la finanza a Cassino, i banchieri che condividono la responsabilità di aver diffuso i derivati dovrebbero perdere il posto di lavoro. Lei, come i manifestanti di Occupy Wall Street di tutto il mondo, sta chiedendo una revisione del sistema finanziario per evitare che la storia si ripeta di nuovo.
"Che caschi qualche testa, è il minimo che ci aspettiamo", ha detto la Volante, una ginecologa cinquantasettenne che sta lavorando in città da più di un decennio, in un caffè di Cassino: “Quando l'atteggiamento delle persone è quello di ingannare gli altri, ci vogliono regole nuove per impedire che tutto questo si ripeta"
Cassino, il cui palazzo comunale si affaccia su un carro armato degli USA e altri relitti di guerra che sono collocati nella piazza centrale cittadina, sta progettando tagli alla spesa per il suo asilo nido e potrebbe chiedere alle famiglie di pagare varie centinaia di euro al mese per ogni bambino dopo aver esaurito le misure per la riduzione dei costi, ha detto Volante. La città ha già ridotto il personale, passando da 450 a circa 250 dipendenti, senza sostituire quelli che sono andati in pensione, ha detto.
Anche se la banca con sede a New York guidata dal direttore esecutivo Jamie Dimon una divisione retail in Italia, non ha esitato a vendere complessi swap ai comuni nello scorso decennio. A Milano J.P. Morgan e i suoi impiegati sono sotto processo, insieme alla Deutsche Bank di Francoforte, alla tedesca Depfa Bank e alla svizzera UBS, perché sono accusate di aver imbrogliato le municipalità, facendole acquistare i contratti nel 2005. Le banche negano di aver agito scorrettamente.


In tutta Italia, le città che vedevano ridursi le entrate e salire le spese hanno comprato swaps da J.P. Morgan, la più grande banca statunitense in asset, e da altri istituti per tagliare i costi degli interessi a breve termine, col rischio di pagare doverne pagare di più nel lungo periodo. Cassino acquistò un contratto da 28,7 di dollari dalla newyorkese Bear Stearns, rilevata da J.P. Morgan nel 2008. Il contratto mutava gli interessi per il pagamento sul debito della città da un tasso fisso a uno variabile. Questa percentuale, che era al minimo quando il contratto fu firmato nel 2003, salì alle stelle negli anni seguenti.
Nel marzo di quest'anno, circa 300 municipi, dalla punta dello stivale fino alle Alpi, stavano perdendo un totale di 912 milioni di euro su questi derivati, secondo i dati pubblicati dalla Banca d’Italia.

DI ELISA MARTINUZZI E VERNON SILVER
Washington Post

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