Ferdinand
Grzegorzewski, (1821-1891) latinizzato in Ferdinand Gregorovius, è stato uno
storico e medievalista tedesco - di famiglia di origine polacca della Prussia
Orientale - famoso per i suoi studi sulla Roma medievale.
Provate con gli occhi di oggi a percorrere le stesse strade e ridisegnare lo stesso paesaggio, non riuscirete neanche ad immaginarlo, tante e tali sono state le devastazioni, le offese al territorio visto solo ed esclusivamente come risorsa da sfruttare per speculazione edilizia e ricettacolo di immondizia e veleni di varia natura e provenienza.
E ancora si continua, la follia distruttrice e cieca del "progresso" senz'anima e coscienza propone sempre nuovi scenari. L'autostrada Roma.Latina è uno di questi, l'istallazione e ampliamento continuo di impianti per il trattamento dei rifiuti concentrati in aree adiacenti a insediamenti abitativi ne è un altro. la centrale Turbogas un altro ancora e mille altri...
Se Gregorovius ripercorresse oggi gli stessi itinerari, penserebbe di aver sbagliato strada.
MIZIO
E ancora si continua, la follia distruttrice e cieca del "progresso" senz'anima e coscienza propone sempre nuovi scenari. L'autostrada Roma.Latina è uno di questi, l'istallazione e ampliamento continuo di impianti per il trattamento dei rifiuti concentrati in aree adiacenti a insediamenti abitativi ne è un altro. la centrale Turbogas un altro ancora e mille altri...
Se Gregorovius ripercorresse oggi gli stessi itinerari, penserebbe di aver sbagliato strada.
MIZIO
Dalla
sua opera “Passeggiate per l’Italia”:
Ho
percorso tutte le più belle regioni d'Italia, ho vagato per le famose pianure
di Agrigento e di Siracusa, ma nonostante lo scintillio di colori di queste
regioni meridionali, confesso di non aver mai provato un'impressione tanto
profonda come la campagna romana ed il Lazio hanno saputo suscitare in me.
Queste contrade mi son divenute così familiari quanto quelle della mia patria,
avendole dovute studiare profondamente per la mia storia di Roma nel medio-evo,
e visitandole mi sono apparse sempre nuove e piene di grandezza. Quando poi me
ne allontano, provo ardente il desiderio di rivederle. Non ho mai potuto
contemplare da Monte Mario la valle che si apre fra Palestrina e Colonna verso
la campagna latina, senza sentirmici attratto come da un'imperiosa seduzione.
E' possibile che questo paesaggio debba ai ricordi storici gran parte del
fascino irresistibile che esercita sul visitatore, ma anche senza di quelli son
persuaso che sedurrebbe per il carattere nobile e grandioso che la natura gli
ha impresso. Alcuni luoghi hanno un aspetto del tutto mitologico, come, per
esempio, la pineta di Castel Fusano, presso Ostia, con i suoi alberi
giganteschi che si stendono sino al mare, e la larga foce del Tevere, che la
fantasia si sente portata a popolare di figure leggendarie e favolose. Altre
regioni invece hanno un carattere del tutto lirico, altre ancora epico,
omerico, come Astura e il capo Circeo. Nessuna regione però ha un carattere
storico, solennemente tragico, al pari della campagna di Roma. Essa appare come
il teatro più grande della storia, come la scena dell'universo. Nessuna
descrizione poetica, nessun pennello di genio, per quanto molti artisti di
valore vi si siano provati, saprebbe dare un'idea della bellezza grandiosa e
superba della campagna del Lazio a chi non l'abbia veduta e sentita. Là nulla
v'è di romantico, nulla di fantastico; tutto è silenzioso, grandioso, di una
bellezza imponente e severa; dinanzi a quello spettacolo della natura lo
spettatore intelligente si sente penetrato dall'impressione profonda e grave
che proverebbe davanti alla statua di Giunone di Policlete…..
…Finalmente
giungemmo al termine della foresta, sul versante sud-ovest del monte, ed io
provai l'impressione di un uomo condotto con gli occhi bendati dinanzi ad uno spettacolo
meraviglioso, cui sia stata d'un tratto tolta la benda. Dinanzi a me apparve
luminosa ai nostri piedi la pianura marittima, le paludi pontine, pervase di
varie e strane tinte, più lontano il mare, dorato dal sole, le isole di Ponza,
perdute in mezzo alle onde brillanti; il capo Circeo, la torre solitaria
d'Astura, la Linea Pia e il castello di Sermoneta. Uscendo dalle ombre della
foresta, l'aspetto di questo panorama è uno dei più belli che l'Italia
presenti. Su di me ha prodotto un'impressione così forte che non ho trovato sul
momento, e neppure ora so trovare, parole atte ad esprimerla. Mi si era vantata
assai a Roma la bellezza di questo colpo d'occhio e mi si era detto che non
avrei potuto trovare nulla di più bello della traversata dei monti Volsci e
della vista di lassù delle paludi pontine e del mare; nulla di più vero. Io
consiglio vivamente a tutti quelli che visitano i paesi romani, questa
magnifica escursione…
…Chi
non ha mai attraversato le paludi Pontine per recarsi per la via Appia a
Terracina e crede che siano delle putride e nauseabonde maremme, s'inganna. Vi
sono, è vero, terreni paludosi e stagni in quantità, ma nascosti da boschi, nei
quali errano cinghiali, istrici, cervi, bufali e buoi quasi selvaggi. Nei mesi
di maggio e di giugno la regione pare quasi un mare di fiori....
...Più
ci si appressa al mare e più i boschi si allargano, e da Norba si vedono
distintamente sino al capo Circeo. Si seguono dalla foce del Tevere, da Ostia,
da Ardea, da Nettuno sino a Cisterna e Terracina. In mezzo a quei boschi vi
sono dei tratti liberi, dove vengono raccolti gli armenti e dove abitano i
coltivatori, come, per esempio, Conca, Campo Morto, Campo Leone, Tor del Felce
ed altre località. Là, nell'interno, dove i boschi cessano, esistono delle
vaste praterie, e più in là dei campi coltivati, e quindi la via Appia,
restaurata da Pio VI.....
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