mercoledì 8 febbraio 2012

CHI HA PAURA DEL LUPO CATTIVO?



Nel Vecchio Continente sicuramente nessun altro animale è stato così perseguitato dall’uomo come il Lupo (Canis lupus).
Nell’immaginario collettivo, nelle favole, nell’Europa dilaniata dalle guerre di religione e dalle carestie, il lupo è stato il “cattivo” per eccellenza: rubava bambini, sbranava intere greggi, assediava paesi, succhiava il sangue dei malcapitati. E via con tante altre amenità simili. Forse non era proprio così, ma andava bene a tutti.Il passare del tempo e le più approfondite conoscenze scientifiche, in particolare etologiche, hanno fatto compiere passi in avanti anche al sentire comune umano, ma non abbastanza.
Anche in Italia. Solo nel luglio 2011 un farneticante documento conclusivo della XIII Commissione permanente “agricoltura” della Camera dei Deputati approvato all’unanimità, a conclusione di un’indagine conoscitiva durata due anni, richiede abbattimenti selettivi di lupi (e cinghiali).Le reazioni non si son fatte attendere. Ma da tempo, anche su mass media considerati autorevoli, si leggono allarmi particolarmente stupidi e infondati nei confronti di un normalissimo signore del bosco, il Lupo. Secondo Jenner Meletti su La Repubblica, ormai siamo al tipico allarme “al lupo! Al lupo!” sulle montagne piemontesi.
  • Lupo italiano o appenninico (Canis lupus italicus)
    Lupo italiano o appenninico (Canis lupus italicus)
Per non parlare delle singolari quanto non documentate teorie sulla liberazione di lupi sulle Alpidiffuse anche da associazioni ambientaliste particolarmente vicine al mondo venatorio, e piuttostoaccreditate in Francia, dove in varie occasioni sono stati in proposito accusati benemeriti centri per la salvaguardia delpredatorecome Le Loups du Gevaudan, animato instancabilmente da Gérard Ménatory e sostenuto finanziariamente da Brigitte Bardot. Mi ricorda tanto quando chi scrive venne accusato di far parte, insieme ad altri ecologisti dell’alto Lazio, di un gruppo di terroristi ecologisti che liberavano lupi dagli elicotteri, facendoli lanciare con il paracadute.  Naturalmente la mamma degli imbecilli è sempre incinta, oggi come trent’anni or sono…Fino a 150 anni fa il lupo era comunque tra i mammiferi maggiormente diffusi che il mondo avesse conosciuto. Soprattutto grazie alla sua versatilità e alla grande capacità di adattabilità.
Nel secolo scorso i lupi erano presenti su tutto il territorio italiano ad eccezione della Sardegna. La prima diminuzione nella distribuzione di questo carnivoro avvenne nella pianura Padana dove al taglio dei boschi si unì una feroce persecuzione. In Sicilia il Lupo è scomparso nei primi decenni del ‘900 a causa dell’impiego delle doppiette a canne mozze – le lupare – e potenti veleni.
I lupi rimasti circoscrissero il loro areale di distribuzione negli Appennini centro-meridionali dove i branchi si nascosero in zone remote ed inaccessibili comprese tra gli 800 e i 1800 metri, dove ancora potevano trovare consistenti popolazioni di erbivori selvatici (cervi, caprioli, ecc.). L’unica grande esigenza per i branchi era quella di trovare territori senza la presenza del suo grande nemico: l’uomo. Un altro piccolo nucleo di lupi si rifugiò sulle montagne della Sila calabrese.
Durante il rigidissimo inverno del 1956, un ridotto branco di lupi si spostò dagli Appennini ai Monti della Tolfa, nel Lazio settentrionale, dando origine ad una significativa presenza tuttora esistente.
E’ stata la prima nuova migrazione di rilievo.
Nonostante ciò, negli anni ’70 la sottospecie italica era giunta sull’orlo dell’estinzione; un censimento effettuato nel 1976 stimò in soli100 esemplari il numero di lupi presenti sul territorio nazionale. La consistenza numerica attuale, dopo i primi trent’anni di protezione legale e nonostante il persistente bracconaggio, è stimabile in circa 7-800 esemplari, al massimo un migliaio distribuiti stabilmente dalla Val d’Aosta alla Calabria.
  • Europa, presenza del Lupo, secondo Salvatori e Linnell, 2005
    Europa, presenza del Lupo, secondo Salvatori e Linnell, 2005
La situazione non è delle migliori nel resto del continente europeo: solo circa 5-6 mila esemplari abitano ancora le foreste europee (escludendo i territori della Russia) dove la specie è stata sistematicamente cacciata sin dal medioevo.
Ben 2.500 esemplari si stimano nella sola Romania.  Nell’Europa occidentale il lupo è scomparso in Inghilterra nel 1486, nel 1700 in Scozia. In Francia nel 1930 c’erano solo una decina di individui poi scomparsi. Oggi il lupo sopravvive nella penisola Iberica con circa 2.500 esemplari di una sottospecie (Canis lupus signatus), in Norvegia con una piccola popolazione (10-15 esemplari) e Svezia centrale con un gruppo numeroso, ma isolato dalle popolazioni dell’Europa orientale (Polonia, Bielorussia) e dei Balcani (Romania, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Grecia) dove i lupi stanno recuperando terreno anche verso i confini occidentali.
Negli Stati in cui le popolazioni di lupi sono ancora relativamente abbondanti la specie non è protetta.
  • Lupo italiano o appenninico (Canis lupus italicus)
    Lupo italiano o appenninico (Canis lupus italicus)
Nella nostra penisola, dove il Lupo è presente con la sottospecie Canis lupus italicus, la protezione totale del Lupo è stata ottenuta solo nel 1976. Da quel momento, in concomitanza con l’abbandono da parte dell’uomo degli Appennini, si sono aperti nuovi spiragli per la sua espansione. Nella prima metà degli anni ottanta del secolo scorso, dopo aver risalito l’Appennino Tosco-Emiliano, il lupo veniva segnalato nell’entroterra genovese.
Poi, dopo aver incredibilmente attraversato non si sa come quella spaventosa trincea di asfalto e ferro della Valle Scrivia, è giunto in Liguria occidentale, nelle Alpi piemontesi, nel parco nazionale del Gran Paradiso. Poi nelle Alpi centrali fino al Trentino. Parallelamente è ritornato anche nell’alta Murgia, dove mancava da decenni. Nel 1992 è stato avvistato anche in Francia, nel parco nazionale del Mercantour, dove ora si è stabilizzato un piccolo branco. Negli anni seguenti il lupo ha continuato il suo “viaggio” lungo l’arco alpino. La presenza di un maschio isolato fu segnalata nel cantone svizzero del Vallese nel 1995 (l’animale fu abbattuto l’anno successivo). Da allora tracce e avvistamenti si sono susseguiti nei cantoni sud-occidentali dei Grigioni e del Ticino. Non si hanno segnalazioni di riproduzione in loco, ma la prima femmina è stata avvistata nel luglio 2002, alla frontiera italo-svizzera, sempre in Vallese.
  • espansione del Lupo italiano sulle Alpi orientali (2010)
    espansione del Lupo italiano sulle Alpi orientali (2010)
Lentamente continua il suo ritorno sulle Alpi, in direzione delle Alpi Carniche, dove andrà a ricongiungersi con l’areale sloveno del Lupo europeo.
Tuttavia, nonostante la persistente rarità della specie, ancora nel 2005 in Norvegia ed in Francia sono state autorizzate “cacce” al lupo con la pretesa di tutelare il bestiame domestico.
Recentemente (2007-2008) è stata la Spagna, precisamente la regione di Castilla y Leon, regione fondamentale per la sopravvivenza della specie in Europa occidentale. Un piano di abbattimento è stato presentato per avere l’autorizzazione della Commissione europea, nonostante il Lupo sia protetto dalla direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora.
  • Bocca Serriola, uccisione di Lupo
    Bocca Serriola, uccisione di Lupo
Subito gli han fatto eco dall’Italia. Oltre ai recenti vergognosi abbattimenti illecitisull’Appennino parmense e ligure, dove il bracconiere è stato individuato grazie all’attività investigativa della Polizia provinciale genovese, uccisioni particolarmente efferate sono avvenute aBocca Serriola (aprile 2010, Città di Castello, PG), nel parco nazionale dei Monti Sibillini e nel Ravennate (marzo 2011).Nel Parco nazionale d’Abruzzo e presso il Parco naturale regionale dei Monti Lucretili, vengono infatti lamentati“incalcolabili danni” causati dal Lupo e – si dice – ritornano le insistenti voci su improbabili “lanci” di Lupi non si sa dove e come.
  • branco di Lupo europeo (Canis lupus lupus)
    branco di Lupo europeo (Canis lupus lupus)
Per fortuna, invece, ci sono anche interventi di sensibilizzazione verso le popolazioni interessate dal ritorno del lupo, come il Parco Regionale dei Boschi di Carrega sull’Appennino emiliano, grazie al dinamismo dello staff coordinato dalla direttrice del Parco Margherita Corradi (ad uno specifico progetto per la tutela del lupo ha fornito il suo sostegno anche ilGruppo d’Intervento Giuridico onlus).
Una bella esperienza per la salvaguardia del lupo italiano è, poi, quella del Parco faunistico del Monte Amiata, ad Arcidosso (GR), un grande e ben gestito wild park pubblico (realizzato sul modello di quello delParco nazionale della Foresta Bavarese), dove vive un piccolo nucleo di lupi, che si è anche riprodotto.  Ed anche l’Area faunistica del Lupo del Parco nazionale della Maiella, finalizzata allo studio, alla protezione ed alla ricerca scientifica.

Come si può vedere, un altro animale con grandi capacità di adattamento ed un’infinita voglia di vivere ancora su questa Terra.
Stiamo dalla sua parte, senza saremmo molto più poveri.

Stefano Deliperi, Gruppo d'Intervento Giuridico - Lega Abolizione Caccia, Sardegna

Lupo Appenninico - Consistenza in Italia

DOMENICA 07 AGOSTO 2011 07:04 AMMINISTRATORE
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1968
Censimento - A. Simonetta
300 esemplari
1971
Censimento - F. Tassi
200 esemplari
1976
Censimento - L. Boitani & E. Zimen
100 esemplari
1982
Censimento - G. Boscagli
200 esemplari
1986
Stima - Gruppo Lupo Italia
250 esemplari
1990
Censimento - Gruppo Lupo Italia
400 esemplari
1995
Censimento - Gruppo Lupo Italia
500 esemplari
2000
Stima - Gruppo Lupo Italia
600 esemplari
2010
Stima - Gruppo Lupo Italia
1.000 esemplari

Si tratta nella maggior parte dei casi di stime approssimative, assai utili per rendersi conto della progressiva espansione del Lupo appenninico in Italia per effetto delle azioni di tutela intraprese negli anni Settanta.Fonte: Gruppo Lupo Italia.

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