sabato 22 ottobre 2011

A PROPOSITO DELLA VIOLENZA...




Tante cose sono state dette e scritte sulla violenza, dopo i recenti,fatti di Roma, da parte di tutti è emersa la ferma e dura condanna di quegli atti, (a cui mi associo). Ma se il problema è la violenza in quanto tale, allora da parte degli stessi personaggi mi aspetto la stessa indignazione e la stessa determinazione nel condannare altre e, ben più eclatanti forme di violenza.Le varie guerre umanitarie che abbiamo esportato nel mondo, degli ultimi anni, sono state forse forme di pacifismo militante combattute con rami di ulivo e voli di colombe? Si dirà: "Ma lì è in gioco la libertà e la sicurezza internazionale!".Perchè, quando è in gioco la vita e i diritti di milioni di persone (soprattutto giovani) grazie alle speculazioni di un sistema malato che si tenta di curare con una medicina che rischia di far morire l'ammalato, non sono, forse, in discussione uguali principi di libertà, democrazia e sicurezza? E' forse meno violento un sistema che, permette di ridurre le persone in uno stato tale di disperazione tale da portarle, spesso, al suicidio? (Vedere le statistiche di questi ultimi anni di liberismo economico, centinaia di vittime del sistema e migliaia di persone coinvolte in drammi familiari e sociali). O forse dobbiamo ritenere e subire la validità del concetto che i diritti e i principi sono variabili in base a chi li sostiene? Io personalmente ritengo sempre che le migliori forme di lotta siano quelle che coinvolgono milioni di persone ed espresse in maniera non violenta, ma sono, altresì convinto che, nelle cosiddette "società democratiche" gli spazi di libertà vanno drammaticamente restringendosi, andando di pari passo con la perdita dei diritti lavorativi, e si può, quindi, capire che chi, ritenendo (spesso a ragione) di non avere altre possibilità, manifesti la propria voglia di cambiamento e
frustrazione in forme violente


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D'altra parte lo stesso Mahatma Ghandi, fautore e massima espressione della non violenza, in determinate situazioni non la escludeva e non la condannava a prescindere: "It is better to be violent, if there is violence in our hearts, than to put on the cloak of non-violence to cover impotence. Violence is any day preferable to impotence. There is hope for a violent man to become non-violent. There is no such hope for the impotent".
(Trad" E' meglio essere violenti, se c'è violenza nel nostro cuore,piuttosto che indossare il mantello della non violenza per coprire l'impotenza. La violenza è un giorno qualsiasi preferibile all'impotenza. C'è speranza per un uomo violento di diventare non violento. Non c'è speranza per l'impotente.")
No alla violenza, ma no anche a condanne acritiche che valutano solo gli effetti ma ignorano completamente le cause e, proponendo solo ulteriori restringimenti di libertà e repressivi, ne rappresentano il miglior terreno di coltura per il loro ripetersi.


MIZIO

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