Woody
Allen direbbe che per fare una rivoluzione ci vogliono due cose: qualcuno o
qualcosa contro cui rivoltarsi e qualcuno che si presenti e faccia la
rivoluzione.
Ora
in Italia e in altri paesi europei uno dei requisiti indicati è sicuramente
presente, il qualcosa o qualcuno contro cui rivoltarsi è facilmente
identificabile nel capitalismo liberista e nella sua ultima cinica versione
economico-finanziaria.
Ora
c’è da vedere se esiste la possibilità che ci siano anche gli altri soggetti,
ossia coloro che si presentano a farla, la rivoluzione.
Intanto
chiariamo cosa si intende per rivoluzione, visto che ognuno può riempirla di
significati diversi, ad esempio ci sono movimenti fascisti che fanno del
termine un uso bulimico,e addirittura forze conservatrici che teorizzano
rivoluzioni liberali.
Possiamo
definire rivoluzione quando la maggioranza delle masse popolari ritiene sia rotto il patto con
i propri rappresentanti e non condivide più le scelte della classe dirigente,
ravvisandone elementi insanabili d’ingiustizia e iniquità non risolvibili con i
mezzi normalmente messi a disposizione
dal potere stesso.
Pochi
giorni fa il Ministro degli Interni Cancellieri ha rilasciato dichiarazioni
alquanto inquietanti e profetiche quando allude alla necessità di andare oltre
il normale ordinamento giuridico per stroncare la manifestazioni di protesta,
affinchè non assumano connotati riconducibili a rischi per il potere (”..non
possiamo permettere alla piazza di fare scelte che spettano alla politica”…cit).
Detto da un Ministro di un governo non eletto e quindi poco rappresentativo del
popolo che governa è indicativo e ben poco rassicurante.
D’altra
parte esempi sono già stati abbondantemente dati nel corso degli ultimi mesi, l’uso
della violenza contro i manifestanti è stata una costante presenza contro i NO TAV, gli studenti, i precari, gli
operai, i minatori, i pescatori, i pastori.
Finora
a fare da cuscinetto ed ammortizzatore sociale nel non far deflagrare le
singole rivolte in un unico movimento rivoluzionario è stata l’assenza delle forze
politico-sindacali che anzi, hanno spesso agito da pompieri o addirittura da complici.
Non
ho ancora sentito o visto, da parte di quelle forze, levate di scudi in difesa
degli studenti e degli operai massacrati a manganellate nelle piazze, anzi, si
sono rese protagoniste di accordi e norme che inaspriscono il risentimento
popolare.
Quindi
probabilmente è solo questione di tempo, qualche altro giro di vite (l’annunciata
manovra finanziaria aggiuntiva per il 2013 e il rischio di tagli epocali al
sistema sanitario non fanno ben sperare), e quei movimenti, attualmente divisi
e isolati tra loro, cominceranno a coagularsi intorno a un progetto comune,
venendo meno la paura di un futuro incerto in caso di salti nel buio, essendo
sufficiente la consapevolezza della miseria
e del nero del presente. E, soprattutto, la convinzione che non è la sporadica protesta, figlia dell’onda
emotiva per un singolo aspetto, la soluzione, ma un movimento organizzato,
coeso e rappresentativo.
E c'è da dire che "lor signori" stanno facendo del tutto affinché ciò accada!
MIZIO
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