mercoledì 28 novembre 2012

ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE CHE ANCORA NON C’E’




Woody Allen direbbe che per fare una rivoluzione ci vogliono due cose: qualcuno o qualcosa contro cui rivoltarsi e qualcuno che si presenti e faccia la rivoluzione.
Ora in Italia e in altri paesi europei uno dei requisiti indicati è sicuramente presente, il qualcosa o qualcuno contro cui rivoltarsi è facilmente identificabile nel capitalismo liberista e nella sua ultima cinica versione economico-finanziaria.
Ora c’è da vedere se esiste la possibilità che ci siano anche gli altri soggetti, ossia coloro che si presentano a farla, la rivoluzione.
Intanto chiariamo cosa si intende per rivoluzione, visto che ognuno può riempirla di significati diversi, ad esempio ci sono movimenti fascisti che fanno del termine un uso bulimico,e addirittura forze conservatrici che teorizzano rivoluzioni liberali.
Possiamo definire rivoluzione quando la maggioranza delle  masse popolari ritiene sia rotto il patto con i propri rappresentanti e non condivide più le scelte della classe dirigente, ravvisandone elementi insanabili d’ingiustizia e iniquità non risolvibili con i mezzi normalmente  messi a disposizione dal potere stesso.
Pochi giorni fa il Ministro degli Interni Cancellieri ha rilasciato dichiarazioni alquanto inquietanti e profetiche quando allude alla necessità di andare oltre il normale ordinamento giuridico per stroncare la manifestazioni di protesta, affinchè non assumano connotati riconducibili a rischi per il potere (”..non possiamo permettere alla piazza di fare scelte che spettano alla politica”…cit). Detto da un Ministro di un governo non eletto e quindi poco rappresentativo del popolo che governa è indicativo e ben poco rassicurante.
D’altra parte esempi sono già stati abbondantemente dati nel corso degli ultimi mesi, l’uso della violenza contro i manifestanti è stata una costante presenza  contro i NO TAV, gli studenti, i precari, gli operai, i minatori, i pescatori, i pastori.
Finora a fare da cuscinetto ed ammortizzatore sociale nel non far deflagrare le singole rivolte in un unico movimento rivoluzionario è stata l’assenza delle forze politico-sindacali che anzi, hanno spesso agito da pompieri o addirittura da complici.
Non ho ancora sentito o visto, da parte di quelle forze, levate di scudi in difesa degli studenti e degli operai massacrati a manganellate nelle piazze, anzi, si sono rese protagoniste di accordi e norme che inaspriscono il risentimento popolare.
Quindi probabilmente è solo questione di tempo, qualche altro giro di vite (l’annunciata manovra finanziaria aggiuntiva per il 2013 e il rischio di tagli epocali al sistema sanitario non fanno ben sperare), e quei movimenti, attualmente divisi e isolati tra loro, cominceranno a coagularsi intorno a un progetto comune, venendo meno la paura di un futuro incerto in caso di salti nel buio, essendo sufficiente la consapevolezza della  miseria e del nero del presente. E, soprattutto, la convinzione che non è  la sporadica protesta, figlia dell’onda emotiva per un singolo aspetto, la soluzione, ma un movimento organizzato, coeso e rappresentativo.
E c'è da dire che "lor signori" stanno facendo del tutto affinché ciò accada!

MIZIO

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