giovedì 15 novembre 2012

L'ITALIANO MORIRA' SCHIAVO?


Aristotele definì lo schiavo uno 'strumento animato malleabile.'

Questa affermazione valida già ai tempi del “filosofo dell’immanenza”, ossia circa 2.500 anni fa, pare non aver perso con il trascorrere dei secoli un suo fondo di verità, e, pare, dimostrarsi sempre attuale.
Vero è che, come affermava G. B. Vico la storia è un succedersi di corsi e ricorsi, per cui a un periodo di evoluzione, come possiamo considerare dal punto di vista sociale il secolo scorso, pur con tutti i suoi orrori, si passa ad un periodo involutivo in cui si ripropongono in  modi e forme diverse difetti e ingiustizie che si credevano superati.
Ma in qualsiasi periodo storico, sia esso evolutivo o involutivo, l’italiano medio non ha mai abbandonato la sua propensione alla schiavitù prima intellettuale, morale e poi fisica.
Se nel passato però potevano essere addotti a parziale scusante l’ignoranza e la mancanza di fonti d’informazione, oggi questo non  è più possibile.
Dappertutto, se solo volessimo, ci arrivano informazioni che, seppur ritenute non condivisibili, ci offrono, comunque punti di vista alternativi a quelli ufficiali e dovrebbero, se non altro, farci venire qualche dubbio.
Lo sport preferito in pubblico attualmente, e su cui quasi tutti si trovano d’accordo, è la denigrazione, il dileggio e il disprezzo per la classe politica e per qualsiasi istituzione questa rappresenti. Salvo, poi, quando è il momento delle scelte rifugiarsi nell’antico e sempre valido sistema della clientela, d’altra parte si sa “tennim famiglia”.
Ecco allora che l’atavica propensione italica a servire il più forte, anche se detestabile, si sposa con la più radicata nostra caratteristica, l’interesse personale immediato. E checchè se ne dica, non esistono, in questo, sostanziali differenze tra Nord e Sud. Quello che al sud si manifesta con l’asservimento ai potenti di turno spesso collusi con interessi di dubbia legalità, al nord si manifesta con l’intreccio malsano tra poteri finanziari e politici e con un diffuso disinteresse per il benessere collettivo.
Non dimentichiamo l’esempio del Veneto che, fino agli inizi degli anni ’80, veniva definito il mezzogiorno del nord e da sempre legato a doppio filo col potere democristiano più integralista, con il boom economico che l’ha trasformato nell’ormai ex locomotiva d’Italia ha, scoperto la voglia d’indipendenza dal resto del paese soprattutto dal punto di vista fiscale. Insomma le tasse non si pagano, i soldi sono miei e me li tengo io!
E comunque da sempre tutti pronti a seguire l’uomo della provvidenza di turno, sia esso espressione di feroci dittature come Mussolini o siano essi capipopolo affabulatori e imbonitori come Berlusconi, Bossi e l’odierno Grillo.
La meschinità di gran parte del nostro popolo si manifesta proprio quando sembra sempre più intollerante rispetto i soprusi e le angherie del potere, se ci conviene tutti sotto Piazza Venezia ad applaudire, quando cambia il vento tutti a Piazzale Loreto ad inveire contro il mostro. Abbiamo mantenuto per 40 anni la Democrazia Cristiana al potere pur sapendo degli illeciti e della corruzione, l’abbiamo sostituita con l’ancor più detestabile seconda Repubblica di Berlusconi, Bossi e co., che ora  stiamo sostituendo con i tecnici del governo  Monti e dei suoi vassalli politici, pronti, in ogni modo, a saltare sul carro del contestatore Grillo e del rottamatore di turno se questo dovesse dimostrarsi il più forte.
Incapaci, quindi di scrollarsi di dosso la sindrome dello schiavo che affida le sue fortune o disgrazie al volere del padrone, chiunque esso sia, incapace di progetti d’interesse collettivo, di cambiamento reale che non riguardi solo i protagonisti ma le regole stesse del gioco. Ma si sa per questo ci vuole coraggio e, come dice Don Abbondio:” Se uno non ce l’ha non se lo può dare”.
Il pensiero unico del potere mondiale avanza spedito e, in Italia, trova meno resistenza che altrove. I pochi che, per fortuna sono liberi e si oppongono, appaiono, però come predicatori nel deserto, e l’unica speranza è che la loro voce raggiunga le coscienze dei più in modo che, ciò che non è stato possibile  finora,  lo sia in un futuro più o meno prossimo.

MIZIO

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