Aristotele
definì lo schiavo uno 'strumento animato malleabile.'
Questa
affermazione valida già ai tempi del “filosofo dell’immanenza”, ossia circa
2.500 anni fa, pare non aver perso con il trascorrere dei secoli un suo fondo
di verità, e, pare, dimostrarsi sempre attuale.
Vero
è che, come affermava G. B. Vico la storia è un succedersi di corsi e ricorsi,
per cui a un periodo di evoluzione, come possiamo considerare dal punto di
vista sociale il secolo scorso, pur con tutti i suoi orrori, si passa ad un
periodo involutivo in cui si ripropongono in
modi e forme diverse difetti e ingiustizie che si credevano superati.
Ma
in qualsiasi periodo storico, sia esso evolutivo o involutivo, l’italiano medio
non ha mai abbandonato la sua propensione alla schiavitù prima intellettuale,
morale e poi fisica.
Se
nel passato però potevano essere addotti a parziale scusante l’ignoranza e la
mancanza di fonti d’informazione, oggi questo non è più possibile.
Dappertutto,
se solo volessimo, ci arrivano informazioni che, seppur ritenute non
condivisibili, ci offrono, comunque punti di vista alternativi a quelli
ufficiali e dovrebbero, se non altro, farci venire qualche dubbio.
Lo
sport preferito in pubblico attualmente, e su cui quasi tutti si trovano
d’accordo, è la denigrazione, il dileggio e il disprezzo per la classe politica
e per qualsiasi istituzione questa rappresenti. Salvo, poi, quando è il momento
delle scelte rifugiarsi nell’antico e sempre valido sistema della clientela,
d’altra parte si sa “tennim famiglia”.
Ecco
allora che l’atavica propensione italica a servire il più forte, anche se
detestabile, si sposa con la più radicata nostra caratteristica, l’interesse personale
immediato. E checchè se ne dica, non esistono, in questo, sostanziali
differenze tra Nord e Sud. Quello che al sud si manifesta con l’asservimento ai
potenti di turno spesso collusi con interessi di dubbia legalità, al nord si
manifesta con l’intreccio malsano tra poteri finanziari e politici e con un
diffuso disinteresse per il benessere collettivo.
Non
dimentichiamo l’esempio del Veneto che, fino agli inizi degli anni ’80, veniva definito
il mezzogiorno del nord e da sempre legato a doppio filo col potere
democristiano più integralista, con il boom economico che l’ha trasformato nell’ormai
ex locomotiva d’Italia ha, scoperto la voglia d’indipendenza dal resto del
paese soprattutto dal punto di vista fiscale. Insomma le tasse non si pagano, i
soldi sono miei e me li tengo io!
E
comunque da sempre tutti pronti a seguire l’uomo della provvidenza di turno,
sia esso espressione di feroci dittature come Mussolini o siano essi capipopolo
affabulatori e imbonitori come Berlusconi, Bossi e l’odierno Grillo.
La
meschinità di gran parte del nostro popolo si manifesta proprio quando sembra
sempre più intollerante rispetto i soprusi e le angherie del potere, se ci
conviene tutti sotto Piazza Venezia ad applaudire, quando cambia il vento tutti
a Piazzale Loreto ad inveire contro il mostro. Abbiamo mantenuto per 40 anni la
Democrazia Cristiana al potere pur sapendo degli illeciti e della corruzione, l’abbiamo
sostituita con l’ancor più detestabile seconda Repubblica di Berlusconi, Bossi
e co., che ora stiamo sostituendo con i
tecnici del governo Monti e dei suoi
vassalli politici, pronti, in ogni modo, a saltare sul carro del contestatore
Grillo e del rottamatore di turno se questo dovesse dimostrarsi il più forte.
Incapaci,
quindi di scrollarsi di dosso la sindrome dello schiavo che affida le sue
fortune o disgrazie al volere del padrone, chiunque esso sia, incapace di
progetti d’interesse collettivo, di cambiamento reale che non riguardi solo i
protagonisti ma le regole stesse del gioco. Ma si sa per questo ci vuole coraggio
e, come dice Don Abbondio:” Se uno non ce l’ha non se lo può dare”.
Il
pensiero unico del potere mondiale avanza spedito e, in Italia, trova meno
resistenza che altrove. I pochi che, per fortuna sono liberi e si oppongono,
appaiono, però come predicatori nel deserto, e l’unica speranza è che la loro
voce raggiunga le coscienze dei più in modo che, ciò che non è stato possibile finora, lo sia in un futuro più o meno prossimo.
MIZIO
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