Ultimamente,
specialmente dopo la discesa in campo prima di Grillo e del suo movimento e poi
di Ingroia con la sua “Rivoluzione Civile” è riuscito prepotentemente fuori il
concetto del “voto utile”, frutto del paradigma: se non voti per me , è come se
votassi per Berlusconi. A questo proposito vengono in mente alcune
considerazioni. Lo stesso concetto è stato già usato nelle elezioni precedenti
e non ,mi pare che abbia sortito effetti mirabolanti, anche nel caso in cui a
vincere era la coalizione di centro sinistra. Sia nel primo che nel secondo
governo Prodi tra le tante cose non fatte risalta in entrambe le occasioni la
mancata legge per il conflitto d’interessi, il che, mi porta a pensare, che il
cavaliere serva più per esorcizzarlo e usarlo come spauracchio nelle campagna
elettorali, che come avversario vero e proprio.
Tanto
è vero che nell’ultimo governo Monti, appoggiato in maniera acritica dagli
stessi che ora demonizzano il non voto per loro, le scelte fatte in materia di
politica sociale ed economica, non mi pare che si discostino molto da quelle
della destra rappresentata dal cavaliere. Anzi, si sono distinte per cinismo e
spietatezza nei confronti dei lavoratori e delle classi più deboli e, facendole,
si rimproverava al governo Berlusconi di non avere avuto il coraggio di farle
prima, peggiorando, così, la situazione economica dell’Italia.
Quindi
se io votassi in maniera utile il PD e mi ritroverei di nuovo, come appare
probabile se non certo,(al di là delle scaramucce ad uso e consumo dei gonzi
degli ultimi giorni) un accordo con il Tecnico, nel frattempo diventato
politico, Monti, e,sostanzialmente, cosa cambierebbe per me cittadino
lavoratore di questa Italia?
Praticamente
nulla, continuerei ad essere crocefisso all’altare della grande finanza
internazionale, continuando a pagare per colpe non mie e continuando a restare
in messianica attesa della crescita che di anno in anno viene rimandata ad altra
e più lontana data. Senza considerare il fatto che, se pure ci fosse prima o poi, una certa
ripresa, continuando con questo stesso modello politico- economico, si andrebbe
fatalmente incontro a nuove e sempre più frequenti crisi, visto che, i fatti
degli ultimi anni, stanno lì a dimostrarlo , siamo una fase di corto circuito sistemico, da cui
non è possibile uscire, se non con un cambiamento radicale. Cambiamento che né Berlusconi,
né tantomeno Monti e il PD rappresentano, abbeverandosi tutti alla stessa fonte
maleodorante del liberismo economico e finanziario, se pur da lati diversi dell’abbeveratoio.
Quindi
per il cittadino, per il lavoratore qual’è il voto utile: quello pro o contro
Berlusconi o quello alternativo che superi e vada oltre questo stantio teatrino del gioco delle parti o, addirittura, il
rifiuto a partecipare alle elezioni astenendosi.( cosa che io per mia formazione
politica, posso capire, ma che non condivido).
Il
berlusconismo e l’antiberlusconismo si alimentano e si sostengono a vicenda e sono facce diverse della stessa medaglia taroccata. Sono la foglia di fico che
serve a coprire le vergogne che tutti gli attori di questa commedia usano per
nascondere la nullità delle proprie idee e l’incapacità di produrre qualcosa di
veramente nuovo e alternativo.
Oggi
sentiamo promesse (tra l’altro di modesto profilo) che già sanno che non
potranno o vorranno mantenere, perché se fossero possibili, ci si chiede perché
non siano state fatte prima , quando si era al governo.
La
politica asservita all’economia ormai parla linguaggi astrusi, complicati,
dimenticandosi che il suo compito principale, se non unico, è quello di rappresentanza
e difesa della propria gente e che, per far questo non c’è bisogno di soloni e
tromboni prezzolati dal potere, serve molta più semplicità e chiarezza.
Serve
stare nelle fabbriche, nei posti di lavoro, nelle scuole, al mercato e non nelle
dorate stanze o nei salotti televisivi.
Perché
se no il risultato è quello, come successo quest’anno di un Marchionne che guadagna
16 milioni di euro sulla pelle di migliaia di lavoratori a 1.200 euro al mese
ricattati e schiavizzati con la benedizione di berlusconiani e antiberlusconiani.
Io
non do indicazioni di voto, non faccio campagna elettorale per qualcuno, ma
contro questa politica che da decenni ingrassa e sguazza in una falsa e artificiosa
contrapposizione che tale alla fine non è.
A
proposito, per coloro che, mi definiranno senz’altro come populista, rispondo
subito che si, lo sono. Se essere populista vuol dire essere schierati dalla parte
della giustizia e dei più deboli senza se e senza ma, si, lo confesso, lo sono.
Con buona pace di chi complica la sua vita e quella degli altri.
MIZIO
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