venerdì 25 gennaio 2013

BERLUSCONI E IL VOTO IN-UTILE




Ultimamente, specialmente dopo la discesa in campo prima di Grillo e del suo movimento e poi di Ingroia con la sua “Rivoluzione Civile” è riuscito prepotentemente fuori il concetto del “voto utile”, frutto del paradigma: se non voti per me , è come se votassi per Berlusconi. A questo proposito vengono in mente alcune considerazioni. Lo stesso concetto è stato già usato nelle elezioni precedenti e non ,mi pare che abbia sortito effetti mirabolanti, anche nel caso in cui a vincere era la coalizione di centro sinistra. Sia nel primo che nel secondo governo Prodi tra le tante cose non fatte risalta in entrambe le occasioni la mancata legge per il conflitto d’interessi, il che, mi porta a pensare, che il cavaliere serva più per esorcizzarlo e usarlo come spauracchio nelle campagna elettorali, che come avversario vero e proprio.
Tanto è vero che nell’ultimo governo Monti, appoggiato in maniera acritica dagli stessi che ora demonizzano il non voto per loro, le scelte fatte in materia di politica sociale ed economica, non mi pare che si discostino molto da quelle della destra rappresentata dal cavaliere. Anzi, si sono distinte per cinismo e spietatezza nei confronti dei lavoratori e delle classi più deboli e, facendole, si rimproverava al governo Berlusconi di non avere avuto il coraggio di farle prima, peggiorando, così, la situazione economica dell’Italia.
Quindi se io votassi in maniera utile il PD e mi ritroverei di nuovo, come appare probabile se non certo,(al di là delle scaramucce ad uso e consumo dei gonzi degli ultimi giorni) un accordo con il Tecnico, nel frattempo diventato politico, Monti, e,sostanzialmente, cosa cambierebbe per me cittadino lavoratore di questa Italia?
Praticamente nulla, continuerei ad essere crocefisso all’altare della grande finanza internazionale, continuando a pagare per colpe non mie e continuando a restare in messianica attesa della crescita che di anno in anno viene rimandata ad altra e più lontana data. Senza considerare il fatto che, se pure ci fosse prima o poi, una certa ripresa, continuando con questo stesso modello politico- economico, si andrebbe fatalmente incontro a nuove e sempre più frequenti crisi, visto che, i fatti degli ultimi anni, stanno lì a dimostrarlo , siamo  una fase di corto circuito sistemico, da cui non è possibile uscire, se non con un cambiamento radicale. Cambiamento che né Berlusconi, né tantomeno Monti e il PD rappresentano, abbeverandosi tutti alla stessa fonte maleodorante del liberismo economico e finanziario, se pur da lati diversi dell’abbeveratoio.
Quindi per il cittadino, per il lavoratore qual’è il voto utile: quello pro o contro Berlusconi o quello alternativo che superi e vada oltre questo stantio  teatrino  del gioco delle parti o, addirittura, il rifiuto a partecipare alle elezioni astenendosi.( cosa che io per mia formazione politica, posso capire, ma che non condivido).
Il berlusconismo e l’antiberlusconismo si alimentano e si sostengono a vicenda e sono facce diverse della stessa medaglia taroccata. Sono la foglia di fico che serve a coprire le vergogne che tutti gli attori di questa commedia usano per nascondere la nullità delle proprie idee e l’incapacità di produrre qualcosa di veramente nuovo e alternativo.
Oggi sentiamo promesse (tra l’altro di modesto profilo) che già sanno che non potranno o vorranno mantenere, perché se fossero possibili, ci si chiede perché non siano state fatte prima , quando si era al governo.
La politica asservita all’economia ormai parla linguaggi astrusi, complicati, dimenticandosi che il suo compito principale, se non unico, è quello di rappresentanza e difesa della propria gente e che, per far questo non c’è bisogno di soloni e tromboni prezzolati dal potere, serve molta più semplicità e chiarezza.
Serve stare nelle fabbriche, nei posti di lavoro, nelle scuole, al mercato e non nelle dorate stanze o nei salotti televisivi.
Perché se no il risultato è quello, come successo quest’anno di un Marchionne che guadagna 16 milioni di euro sulla pelle di migliaia di lavoratori a 1.200 euro al mese ricattati e schiavizzati con la benedizione di berlusconiani e antiberlusconiani.
Io non do indicazioni di voto, non faccio campagna elettorale per qualcuno, ma contro questa politica che da decenni ingrassa e sguazza in una falsa e artificiosa contrapposizione che tale alla fine non è.
A proposito, per coloro che, mi definiranno senz’altro come populista, rispondo subito che si, lo sono. Se essere populista vuol dire essere schierati dalla parte della giustizia e dei più deboli senza se e senza ma, si, lo confesso, lo sono. Con buona pace di chi complica la sua vita e quella degli altri.  

MIZIO

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