AntiMessaggio
di Fine Anno
Poveri
italiani: I proverbi dei vecchi fanno morire i giovani di fame. Non abbiamo più
una Costituzione, dopo che per tutto questo anno è stata stuprata da coloro che
erano incaricati di difenderla e di garantirne il rispetto. Essa è stata
trasformata nel canovaccio di un indegno spettacolo.
L’anno
finisce come era iniziato il precedente: con la liquidazione di ogni forma di
governo rappresentativo e con l’eliminazione di ogni garanzia di democrazia a
favore dei cittadini e degli elettori. Che sia in carica o dimissionario, il
Governo Monti è uno spettro che si aggira dentro la nostra Costituzione. E’ un
fantasma, il fantasma di una Terza Repubblica che sta nascendo a forza di
interpretazioni faziose del testo costituzionale, di ossequio formale alla legalità
e di violazione di ogni principio democratico di legittimità.
Come
tutto ciò è cominciato lo sapete: una telefonata. A volte una telefonata
allunga la vita - si diceva - una telefonata del Presidente della Repubblica
tedesco Christian Wulff a Re Giorgi: “Lieber Giorgio, wie geht’s Frau Clio?”
Senti, guarda, abbiamo un problema…bisognerebbe rovesciare il governo di
Berlusconi. Già, proprio così. Lo capisci anche tu, ormai la situazione è
diventata insostenibile, e non si tratta di Ruby… “Eine schöne Frau, übrigens”.
Che ne dici di Monti? Sì, Mario Monti, lui…l’uomo che rappresenta l’Europa nel
Bilderberg, consulente internazionale per molti anni di Goldman Sachs. Re
Giorgio ascolta, annuisce… Lo spread che sale, sale sempre più, e noi, e noi
ancora più giù. Berlusconi si dimette. Si sciolgono le Camere. Si va alle
elezioni? E per quale motivo? C’è la “responsabilità” nazionale che ora,
stimolati da Re Giorgio, Centro e Sinistra invocano. Monti sale al governo e lo
spread scende. Strana storia, una storia sbagliata: una storia da basso impero,
una storia da una botta e via, come cantava De André.
Bisogna
salvare l’Italia: o meglio l’Europa, o meglio l’Euro, vale a dire gli interessi
finanziari di un potere transnazionale, occulto, invisibile, di banchieri e
finanzieri. Piccolo inconveniente: per fare tutto ciò, occorre “ritoccare” la
Costituzione. Ma che problema c’è? In una sola seduta, nel silenzio pressoché
assoluto da parte dei giornali e dei media, il Parlamento ha modificato quattro
articoli. Presa in un colpo solo la quaterna: 81, 97, 117 e 119 sulla ruota
della Costituzione, introducendo il principio del pareggio di bilancio. Poi si
ratifica, senza nessuna obiezione, il fiscal compact. E si va avanti così a
colpi di maggioranze bulgare e decreti-legge.
Certo,
c’è però in giro un po’ di malcontento. E a Re Giorgio non piace che i suoi
sudditi vengano resi inquieti da “facili populismi”. Meno male, dichiara, che
sono stati “messi a tacere”. Sono degli irresponsabili. Cosa vogliono? Chi
sono? Sono, caro Presidente, le forze di un popolo, quello italiano, che non ne
può più, e che si sono organizzate, per la prima volta nella storia di questo
Paese, in un movimento che, nonostante i continui tentativi di bloccarlo e di
infamarlo, è arrivato ad essere la prima forza politica in Sicilia. Doveva
accadere che un vero movimento di opposizione al potere, al sistema di
Bruxelles, alla speculazione parassitaria, alla moneta unica, minacciasse
finalmente la pax politica imposta a colpi di spread.
Poco
male, per Re Giorgio. Lui, per un po’, non se ne preoccupa, ma continua a
telefonare…ma quanto telefona Napolitano? La magistratura lo intercetta,
nell’ambito di indagini sulla trattativa Stato-mafia. Telefonate irrilevanti,
forse. Fatto sta, che bisogna distruggerle. Lo dice la Corte Costituzionale:
l’immunità del Capo dello Stato non si discute. Bisogna distruggere tutto e
subito, senza neppure aspettare, come vuole la legge penale, un’apposita
udienza davanti al giudice.
Il
messaggio indiretto a Berlusconi è chiaro: se c’è voluta persino la Corte per
salvare Re Giorgio dalla giustizia forcaiola, cosa potrà mai fare un Berlusconi
abbandonato da tutti? Soli si muore. E così assistiamo, anche se siamo solo a
Natale, alla prima resurrezione politica della storia nazionale. Ma come:
“Ancora lui, ma non dovevamo rivederlo più? E ci scappa da ridere”, su quello
che succede dopo. Ritira informalmente la fiducia al Governo e spara a zero su
Monti, poi cambia idea e sperando nell’amorevole compassione di Re Giorgio candida
Monti alla guida dei moderati. Il pensiero è stupendo: e tu, e noi, e lui fra
noi. Ma Re Giorgio, il triangolo no, non l’aveva considerato, e anzi si è
proprio rotto di tutto questo teatro, e impone le elezioni, anticipate quel
tanto che basta per essere ancora lui a gestire la formazione del nuovo
Governo. Amen, con tanto di sacra benedizione della Conferenza Episcopale
Italiana e del Vaticano, ultimi sponsor ufficiali della ditta “Rigor Mortis
& Co”. Si ristabilisce finalmente quell’alleanza tra Trono e Altare che era
venuta meno con la fine della res publica christiana.
Siamo alla fine dell’anno. “Caro amico ti
scrivo, così mi distraggo un po’”, mi scrive Domenico Corradini, illustre
avvocato nonché filosofo del diritto italiano e decano della disciplina,
facendomi un sacco di domande imbarazzanti, del tipo:
Per
quanti anni Napolitano ha promulgato senza quasi batter ciglio e senza
rinviarle alle Camere le leggi ad personam di Berlusconi? Si è così dimostrato
un partigiano della Costituzione?
Perché
Napolitano non ci ha mandato alle elezioni dopo che Berlusconi è uscito da
palazzo Chigi e ha preferito formare un suo governo tecnico sotto sua tutela e
a dispetto della sovranità popolare che al popolo appartiene? Si è così
dimostrato un partigiano della Costituzione?
Perché
il governo Monti-Napolitano con la Severino al ministero della Giustizia non ha
provveduto ad abrogare le leggi ad personam di Berlusconi? Si è così dimostrato
un partigiano della Costituzione?
Perché
Napolitano ha detto che Monti era incandidabile, ed ora a malincuore è anche
disposto a mandare giù il rospo di una sua eventuale candidatura? Si è così
dimostrato un partigiano della Costituzione?
Caro
amico mio, cosa posso risponderti? Per un anno intero tutti i giornali ci hanno
detto che l’Italia era sul baratro, e che solo Monti l’ha salvata. Ci voleva un
quotidiano a larga diffusione inglese per rivelarci che «l'Italia ha solo un
grave problema economico. Ha la valuta sbagliata». Ci voleva uno studio della
Bank of America per scoprire che l'Italia avrebbe da guadagnare più di tutti
gli altri membri dell'UE da un'uscita dall’eurozona e dal ripristino di un
controllo sovrano sulle leve di politica economica. Ci voleva sempre quel
giornale inglese per dire che «Monti può anche essere uno dei migliori
gentlemen europei ma è anche il sommo sacerdote del Progetto UE e un
personaggio chiave dell'adesione dell'Italia all'euro. Prima se ne va, prima
l'Italia può fermare lo scivolamento nella depressione cronica».
Caro
amico, siamo alla fine dell’anno. Forse c’è tempo anche per qualche vecchio
ricordo. Ricordo una seduta parlamentare di tanti anni fa. Era la fine
dell’anno 1978, a dicembre, ed io studiavo allora in Via Balbi 4. Esisteva
ancora l’Università italiana: oggi dopo gli ultimi tagli di Rigor Mortis è
morta anche quella. Governo Andreotti. Quel giorno si discute dell’adesione
dell’Italia al Sistema monetario europeo. Scelta fondamentale, ma anche molto
discussa e travagliata. Di quella seduta ricordo in particolare un intervento,
molto incisivo, dedicato alle condizioni in cui tale sistema sarebbe potuto
nascere. Ve ne leggo qualche stralcio:
Consideriamo
non seria la tendenza a liquidare come problema tecnico irrilevante quello di
un’attenta verifica dei contenuti della risoluzione di Bruxelles del 5 dicembre
per valutarne la rispondenza alle concrete esigenze poste da parte italiana.
Quello delle garanzie da conseguire affinché il nuovo sistema monetario possa
avere successo, favorire un sostanziale riequilibrio all’interno della Comunità
europea e non sortire un effetto contrario, contribuire ad una maggiore
stabilità monetaria e ad un maggiore sviluppo su scala mondiale, è un rilevante
problema politico. Ma l’ulteriore alterazione nell’ultimo vertice di Bruxelles,
nella formula relativa a questo aspetto essenziale dell’accordo di cambio, è
stata solo la conferma di una sostanziale resistenza dei paesi a moneta più
forte, della Repubblica Federale di Germania, e in modo particolare della banca
centrale tedesca, ad assumere impegni effettivi e a sostenere oneri adeguati
per un maggiore equilibrio tra gli andamenti delle monete e delle economie dei
paesi della Comunità. E’ così venuto alla luce un equivoco di fondo, se cioè il
nuovo sistema monetario debba contribuire a garantire un più intenso sviluppo
dei paesi più deboli della Comunità, delle economie europee e dell’economia
mondiale, o debba servire soltanto a garantire il paese a moneta più forte, la
Germania appunto, spingendo un paese come l’Italia alla deflazione.
Sono
parole incisive e forti e coraggiose che denunciavano i pericoli dell’entrata
dell’Italia nel sistema monetario comune e gli interessi tedeschi che
spingevano all’introduzione di quel sistema. Piccolo dettaglio: sapete chi fu a
pronunziare quelle parole? Un membro autorevole del Partito Comunista di
allora: Giorgio Napolitano. Come si cambia, per non morire. Eppure Napolitano,
in quell’occasione, aveva visto giusto. Eppure il Partito Comunista fu in
quell’occasione l’unico partito italiano a votare contro l’ingresso dell’Italia
nello SME. Aveva ragione, tanto che, come noto, fummo costretti in seguito ad
uscire dallo SME e non fu una catastrofe. Oggi, però, il PCI non c’è più e il
compagno Napolitano è diventato Re Giorgio. E il Re ha cambiato decisamente
opinione. Ora, per lui, dobbiamo restare nell’Euro fino a morirne.
Cari
italiane e italiani, comunque sia, l’anno che sta arrivando, tra un anno
passerà. Quello che non passerà è il Governo di quel comitato d’affari della
speculazione internazionale che ormai ci è stato imposto dall’Europa della
finanza per i prossimi cinque anni. Da un punto di vista sostanziale, infatti,
le elezioni, come del resto Re Giorgio ha dichiarato, non cambieranno nulla.
Per la prima volta, però, dopo tanti anni avremo nel Parlamento una nuova forza
politica antisistema, contro tutto e contro tutti: il MoVimento 5 Stelle. La
nuova resistenza è appena cominciata. Siamo in guerra, ed è meglio una fine
spaventosa, che uno spavento senza fine.
Di
Paolo Becchi
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