Io toglierò l’IMU, io abbasserò le tasse, io darò 4
milioni di posti di lavoro, io sarò onesto, io sarò, io….. bla bla bla…..
Si avvicinano a grandi passi le elezioni in Italia, siamo
sommersi da sondaggi, proiezioni, aspettative e, naturalmente da un diluvio di
promesse.
Gli stessi che pochi mesi fa hanno approvato tutto quello
che il governo tecnico ha messo in atto senza discutere, sono gli stessi che
adesso promettono, s’impegnano a ridurre le tasse, promuovere la scuola e la
sanità pubblica, rilanciare l’economia e creare posti di lavoro soprattutto per
i giovani.
Finchè il giochetto lo fa chi lo ha sempre fatto, e mi
riferisco al giullare di Arcore, rientra nell’ordinario. Ha sempre sparato
castronerie e continuerà a farlo, è insito nella sua natura, ma che lo facciano
anche esponenti che hanno fatto della sobrietà e del senso di responsabilità il
proprio credo vuol dire che siamo veramente alla frutta.
Per fare credibilmente tutto ciò che si promette ci sono
essenzialmente solo due strade: O sganciarsi e ricontrattare gli accordi
finanziari ed economici con l’Europa tecnocrate e finanziaria, cosa che nessuno
pare intenzionato a fare (e neanche potrebbe visto che l’hanno firmati e
sponsorizzati loro).
L’altra strada che tutti indicano come la necessaria e
unica percorribile è quella “riformista”.
Riforme, già! Magica parola che mette tutti d’accordo,
peccato, però, che tutti le intendano a senso unico nel rigoroso solco del
liberismo economico , lo stesso che ci ha condotto negli ultimi venti anni alle
attuali condizioni.
Ecco, quindi, la ricette proposte in varie salse, da
quasi tutti gli schieramenti di Centro, di destra e di “sinistra”, per uscire
dalla crisi e rilanciare l’economia creando milioni di posti di lavoro:
-privatizzazioni e liberalizzazioni, argomento valido per
tutte le stagioni peccato che abbiamo già visto il benefico effetto che le
privatizzazioni e le liberalizzazioni già effettuate nei precedenti anni hanno avuto rispetto ai risparmi di spesa
(nulli), al miglioramento dei servizi per i cittadini che pagano di più un
prodotto peggiore (vedi trasporti, servizi locali, gestione dell’acqua,
dell’energia ecc. ecc.) e soprattutto all’impatto devastante nei confronti dei
lavoratori di tali settori, sempre di meno, sempre meno pagati, sempre più sfruttati.
-diminuzione della spesa pubblica, e su questo possiamo
essere d’accordo a patto che si inizi con la diminuzione del costo della
politica, e non solo in termini di finanziamenti pubblici ai partiti ma
soprattutto riguardo quella massa di miliardi di euro che annualmente la classe
politica gestisce disperdendola in mille rivoli
a causa di scelte sbagliate, ruberie, clientelismo, corruzione. E, come
si è visto nel recente passato, non è sufficiente il decentramento e il
federalismo che, anzi, hanno favorito in maniera esponenziale tali pratiche
criminali.
Se poi i tagli riguarderanno, come è stato finora, i
servizi e in particolare la sanità e l’istruzione, cadremmo nella stessa
trappola delle precedenti riforme, pochi risparmi, molti profitti per pochi,
servizi peggiori e sfruttamento dei lavoratori.
-S-vendita del patrimonio pubblico immobiliare e non!
Questa, poi, è veramente risibile. In un momento in cui c’è la peggiore crisi
in campo immobiliare da decenni, immagino che più che vendite di caserme,
edifici e aree pubbliche, sarebbero svendite a favore probabilmente dei soliti
noti, che ne approfitterebbero per le solite speculazioni edilizie. Cosa di cui
in Italia, come ben sappiamo, siamo assolutamente carenti. Questa operazione
appare molto simile a quelle effettuate dalle vecchie famiglie nobiliari che,
incapaci di riciclarsi in attività lavorative, pensarono bene di vendere i
gioielli di famiglia per garantirsi lo stesso standard di vita, solo che i
gioielli a un certo punto finirono e si ritrovarono in braghe di tela. Insomma
questa sarebbe un’aspirina data a un malato terminale per fargli passare, nella
migliore delle ipotesi, la nottata in attesa del miracolo!
- Poi ci sono incentivi per le imprese con sblocco di
finanziamenti (sempre per le imprese), revisione (ancora!) dello statuto dei
lavoratori e dell’età pensionabile, aggiustamenti tecnici per risparmiare
ancora qualche centinaio di milioni di euro, sempre a danno dei cittadini più
deboli.
A parte qualche sparuta voce nel deserto, in tutto questo
parlare di riforme, di lavoro che manca, che si promette, che, forse, ci sarà,
non si parla mai del soggetto principale: il lavoratore!
Da quando la classe operaia (e/o impiegatizia) è diventata
un soggetto alla mercè dei mercati e dei mercanti, indifesa da quegli organismi
che, istituzionalmente, l’avrebbero dovuta
difendere, pronti a firmare qualsiasi accordo in nome della pax sociale è
finita in fondo alle agende di lavoro di qualsiasi soggetto politico. Si
approvano riforme che producono miseria e disperazione, salvo, poi litigare sul
numero dei disperati creati, si tolgono tutele, salvo poi presentarsi a quegli
stessi soggetti che hanno tradito,
chiedendo loro i voti in cambio di
generici impegni a creare posti di
lavoro, naturalmente meno pagati e più produttivi!
Il lavoratore è una persona con le prerogative in termini
si diritti di qualsiasi altro essere umano, con gli stessi bisogni, con le
medesime aspettative. Non può essere trattato alla stregua di una merce o di
una voce di bilancio. Qualcuno in campagna elettorale sta dicendo:” al centro
ci sei tu”. Per il lavoratore il rischio è che diventi sempre più il centro si,
ma del bersaglio!
La maledizione divina che da millenni si abbatte sui
lavoratori prima schiavi e poi liberi di farsi sfruttare, solo per pochi
decenni mitigata dall’affermarsi delle teorie socialiste e marxiste, che ne
avevano migliorato le condizioni di vita e, apparentemente, anche la
considerazione sociale si è ripresentata
con nuove forze negli ultimi venti anni facendo tornare indietro di secoli la lancetta dell’orologio del diritto. Il lavoratore non è un essere
umano, è una voce di bilancio e un rischio d’impresa. Non è un potenziale da
promuovere ma una risorsa da sfruttare al minor costo possibile. E poi se non
arriva a fine mese è un suo problema non il nostro.
Noi abbiamo messo in piedi per i casi più estremi un
sistema di Welfare (progressivamente e rapidamente in via di smantellamento),
che somiglia tanto alla carità pelosa di alcuni credenti praticanti. Utile solo
a tacitar le coscienze (ammesso che ce l’abbiano). Io sogno e lotto per una
società senza welfare, ove tutti abbiano la possibilità di vivere degnamente e
con soddisfazione del proprio lavoro. Lavoro che, deve essere al servizio delle
persone e non il contrario premiando merito e capacità ma non svilendo i più
timidi o meno capaci!
Tra i Berlusconi di turno e l’ultimo operaio
metalmeccanico il rapporto economico non può essere di un miliardo a uno, pur
riconoscendo maggiori capacità e, quindi, una maggiore redditività al primo.
Ma per fare ciò è assolutamente necessario non abboccare
all’esca presente su tutti gli ami di coloro che sono a pesca di voti. Trattasi
di inganni, spesso ben confezionati, ma sempre inganni sono, soprattutto quelli
presentati da chi, ora a parole promette
contraddicendo i fatti compiuti fino a poco tempo fa.
Il cambiamento per i lavoratori e, direi per l’uomo in
genere, non può venire da questi personaggi buoni per tutte le stagioni, eterni
Badoglio pronti sempre a cambiare bandiera e schieramento a seconda della
convenienza.
E’ vero che essi sono lo specchio del paese, gli italiani
sono purtroppo spesso i migliori complici di chi li governa, preferendo l’illusione
di un beneficio immediato personale a scelte che comportino miglioramenti
collettivi. Basti pensare che in qualsiasi altro paese un Berlusconi starebbe
forse in galera, non certo a monopolizzare l’attenzione dei media su una sua
rimonta elettorale.
D’altra parte se l’opposizione a tale situazione si tradurrà
come è probabile, in un’affermazione del voto “utile” (a chi?) e dell’opposizione
parolaia e demagogica di Grillo e dei suoi registi in cui la rabbia e il
diluvio d’invettive offusca la carenza di proposte in termini di lavoro e
diritti, in cui si afferma il superamento del concetto di destra e sinistra
(argomento caro ai padroni e ai fascisti), vuol dire proprio che questo ci si
merita!
La persona, il lavoratore, il giovane, la donna devono
essere al centro di qualsiasi proposta, non come oggetti ma soggetti, superare
le divisioni si, ma in senso di maggiore giustizia e sbilanciandosi fortemente
verso i più deboli e non in maniera acritica e ipocrita. Ricordiamoci che, se è
vero che siamo tutti sulla stessa barca, pochi sono sul ponte superiore a
prendere il sole, altri, i molti, sono nelle stive a lavorare e remare.
Non permettiamo il formarsi di nuovi greggi di pecore,
siano essi guidati da “responsabili” o, al contrario,da sfascisti. Ognuno sia
responsabile delle proprie azioni e delle proprie scelte, ma al centro non
metta solo la rabbia o l’interesse personale ma, utilizzando gli strumenti di
cui tutti siamo stati forniti dalla natura o dal creatore (istinto,
intelligenza e coscienza), si operino scelte che vadano nella direzione di una
nuova società con al centro non il lavoro o il profitto ma i lavoratori e le
persone!
MIZIO
Nessun commento:
Posta un commento