sabato 18 giugno 2011

DEBITO PUBBLICO ITALIANO E REFERENDUM NUCLEARE CHE C'ENTRA?

Il debito pubblico italiano,tra i più alti del mondo, ha però, avuto una peculiarità rispetto ad altri: è sempre stato un debito tra soggetti interni allo stesso paese, siano essi banche, grandi investitori o piccoli risparmiatori.
Negli ultimi anni si è assistito ad una mutazione lenta ma graduale dovuta, in parte, a scelte scellerate operate dai governi che si sono succeduti che, per combattere il debito stesso, hanno contratto al massimo la spesa pubblica con privatizzazioni, blocchi dei salari, precarietà, riforme pensionistiche, e in parte alla crisi finanziaria che ha travolto l'economia mondiale dal 2009 ad oggi. Tutto questo ha portato a un impoverimento generalizzato dei lavoratori dipendenti e a un conseguente vistoso calo della capacità di risparmio, che era proprio delle famiglie italiane.Quindi gran parte di quel debito si è spostato a soggetti esterni in particolare banche europee soprattutto francesi, tanto che, sembra , gli investimenti in titoli italiani, rappresentino una cifra che sfiora il 20% dell'intero PIL francese. Vista la congiuntura economica sfavorevole per un eventuale rientro immediato dei capitali investiti,e non avendo alcun interesse in questa situazione a portare l'Italia al fallimento, si è accentuata la pressione della politica e del grande managent economico per trovare soluzioni alternative.Una delle condizioni,ovviamente era quella di fare spazio a grandi opere che dessero ossigeno a qualche settore dell'economia francese in crisi. Quindi quale occasione migliore per rispolverare la questione del nucleare in Italia, affidandosi, ovviamente, alle centrali nucleari  francesi (in difficoltà, sia in patria che all'estero, a causa delle diverse scelte in termini di produzione energetica da parte di molti paesi), e assumendo, quindi, un atteggiamento più soft nei confronti del debito italiano. Ma il classico sassolino, sotto forma del referendum antinucleare che, nonostante i goffi tentativi del governo per farlo fallire, con il suo schiacciante risultato ha , di fatto, bloccato la questione per i prossimi decenni.
Aspettiamo con, curiosità mista ad ansia, quale nuova forma di indennizzo, venga escogitata per compensare le mancate entrate miliardarie delle imprese d'oltralpe.Intanto cominciano, già le, non tanto velate, minacce da parte del Fondo Monetario Internazionale nei confronti dell'Italia con stime per il PIL al ribasso e conseguente riduzione del Rating finanziario. Sarà un caso che il presidente del FMI era fino a poco tempo fa tal Dominique Strauss-Kahn (stupratore di cameriere) e che il suo sostituto sarà ancora presumibilmente francese?
Si attendono sviluppi ....
Mizio

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