venerdì 17 giugno 2011


Difesa del territorio- Economia solidale

Alcune linee di azione che coniugano insieme difesa del territorio e la costruzione delle basi per lo sviluppo di un'economia solidale,
In primo luogo dobbiamo cancellare ogni possibilità di consumare altro suolo agricolo. Le nostre città si sono molto più estese di quanto sia la popolazione che le occupa. Occorre dunque chiudere questa fase storica della vita delle nostre città e praticare solo il recupero e la riqualificazione. E se ci dicono ogni giorno che non ci sono i soldi per nulla, neppure per i trasporti, come è pensabile continuare a dilatare le città?
II capitale finanziario che si è impadronito del nostro territorio propone oggi di urbanizzare altre migliaia di ettari di campagna per creare inutili cattedrali del deserto. Hanno fin qui avuto consenso perché hanno saputo far credere (grazie all'immenso potere mediatico) che dietro quelle speculazioni c'erano posti di lavoro. Non era vero ed è in atto un diffuso ripensamento critico di larghe masse di cittadini, di giovani in particolare. 


Il grande patrimonio di terre di uso civico, possono ad esempio essere affidate a cooperative di giovani a canoni garantiti dalle Regioni: e se qualcuno dirà che è statalismo basta ricordare il fiume di soldi pubblici che vanno alle imprese "amiche" ad iniziare dalla Fiat. Eppoi, sempre a livello locale laddove è possibile (e nell'Appennino sempre meno abitato si potrebbe fare agevolmente) gli enti locali potrebbero fare una intelligente politica di acquisizione di territori abbandonati. Con pochi soldi, quelli ad esempio risparmiati nel non dover più correre appresso alle continue espansioni urbane, si possono acquistare centinaia di ettari e restituirli all'agricoltura.
Lavoro anche questo, mica solo il loro. E se poi i comuni iniziassero a privilegiare la filiera alimentare "corta" attrezzando luoghi di mercato per i prodotti del circondario, ne guadagneremmo anche in salute non dovendo acquistare più le "monocolture" del cartello della grande distribuzione. 


E anche le esperienze importanti fin qui concretizzate, penso alla Città dell'altra economia di Roma, devono essere alimentate da una visione urbana alternativa, non marginalizzate, ma poste al centro delle politiche urbane. Le città sono nate dal mercato. Possiamo provare a riconvertirle verso forme sostenibili. Loro sono fermi all'ottocento di Marchionne.
Amici Riserva di Decima

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