martedì 12 luglio 2011

MERCATO + SPECULATORI + POLITICI = SACRIFICI....

Dopo Islanda, Irlanda, Portogallo, Grecia ora è venuto il tempo per gli squali della speculazione finanziaria internazionale di alzare il tiro e provare a mirare a bersagli più grossi, come l'Italia, terza economia in ordine di grandezza della zona Euro. Come fosse un fulmine a ciel sereno, e non cosa annunciata da tempo, i nostri baldi difensori dell'economia nazionale, sia di governo che d'opposizione, come nei bei tempi delle lotte al terrorismo, chiamano tutti alla resistenza e al senso di responsabilità. Anche il presidente della Repubblica spende parole accorate per indurre tutti alla coesione nazionale e agli inevitabili sacrifici che ci aspettano.Ovviamente, mi sembra superfluo dirlo, i sacrifici saranno a carico dei soliti noti (lavoratori, pensionati, famiglie), sotto forma di maggiori prelievi diretti e indiretti su bilanci, già ridotti quasi all'osso, e soprattutto con tagli  da macellaio a tutto ciò che ha la parvenza di servizio pubblico, con danni che ricadranno quasi interamente sulle categorie sopracitate, essendo quelle che non potranno rivolgersi al corrispondente privato. L'unico settore della vita pubblica che non sarà toccato dai tagli è quello delle spese della politica, d'altra parte, visto il meraviglioso cammino e i luminosi esempi che ci hanno dato in questi vent'anni mi sembra un riconoscimento dovuto.
Ora un appartenente alle categorie di cui sopra, o addirittura  chi sta ancora peggio (precari e disoccupati),in che misura può sentire questo afflato nel sacrificarsi per il bene della nazione, visto che, le scelte di questi ultimi anni lo hanno costantemente crocefisso e sacrificato, sull'altare delle leggi di un mercato iperliberista e senza regole che prometteva ipotetici paradisi futuri  in cambio di inferni quotidiani reali.
Non potrebbero costoro avere la tentazione di chiamarsi fuori (ribellarsi) visto che per loro il crollo dell'economia non cambierebbe molto, anzi potrebbe essere l'occasione epocale per ripartire su basi diverse, rimettendo la persona e non il capitale al centro del progetto sociale. Certo per fare questo ci vorrebbero personalità in grado di volare alto, di avere il coraggio di inimicarsi i poteri forti, il che, vista la desolazione dell'attuale classe politica priva di originalità e legata, chi più chi meno, a potentati economici,
mi sembra impresa alquanto dura.
Allora la scossa necessaria può venire solo dal basso, da chi vive sulla propria pelle il disagio e le ingiustizie,
cercando di non far spegnere la fiamma dei giovani, delle donne, dei comitati e gruppi nati  sull'emotività dei Referendum e che ha portato a straordinari risultati. Il lavoro di resistenza va esteso con tutti i mezzi (ovviamente legali) in tutte quelle situazioni in cui il potere tenta di far passare la pax sociale pagata dai più deboli, costringendo lor signori a tener conto anche delle istanze di costoro, che ormai da troppo tempo non hanno più rappresentanza e magari facendo venire un po' di mal di pancia a qualche politico o sindacalista che ancora si ostinano a definirsi di "sinistra", e che li porti, magari a fare qualche scelta conseguente, schierandosi, una volta tanto, per la giustizia e il cambiamento non per la salvaguardia dello status quo.

Mizio

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