martedì 5 luglio 2011

Democrazia sovversiva o sovversione democratica?

I fatti dei giorni scorsi in Val di Susa e culminate con la guerriglia nei boschi con numerosi feriti tra le forze dell'ordine e dei manifestanti più violenti, impongono una riflessione.E' bene, prima di tutto, a scanso di equivoci, dichiarare la più ferma condanna di ogni tipo di violenza da chiunque esercitata, e sottolineo da parte di  chiunque.Convinto fermamente che la violenza in genere acuisca i problemi invece che aiutare a risolverli e per diversi ordini di motivi: il primo e più evidente è che scegliendo la violenza come terreno di confronto si svilisce e si toglie visibilità alle forme di lotta, diciamo, più pacifiche e di massa, concentrando l'attenzione sugli "eversori antidemocratici". L'altro, meno evidente, ma sempre presente è che si  presta il fianco alle critiche dei benpensanti scandalizzati e al rischio, molto più probabile e pericoloso, di infiltrazioni da parte di provocatori e mestatori di pressione. Detto questo per amore di chiarezza, rimangono, poi, un paio di punti da chiarire e riguardano non solo la questione TAV in Val di Susa ma l'intero concetto di democrazia e rappresentatività e fino a quanto ciò che è considerato legale, possa essere considerato anche giusto, e fino a che punto la contestazione di progetti o leggi penalizzanti per una piccola o grande parte di cittadini, debba essere considerata sovversiva.
L'esperienze del passato più o meno recente c'insegnano che le prese di posizione di principio, anche se avvalorate da dati scientifici, economici e sociali, di fronte a enormi interessi economici valgono, benchè necessarie, poco più della mera testimonianza. L'unico modo, e anche il più giusto, per portare avanti una battaglia contro questi interessi è trasformare la testimonianza, lo studio, l'analisi in movimento di massa. E questo si può fare ovviamente soltanto con appuntamenti e manifestazioni di piazza cercando la maggiore visibilità possibile, visto lo strapotere economico e d'informazione dell'avversario.
Di fronte alla manifestazione, di massa il potere mette in essere gli strumenti "democratici" a difesa, non dei cittadini, che vogliono essere ascoltati, ma dei potentati economico-politici che son dietro le scelte "legali".
Strumenti "democratici" che sono forze dell'ordine in assetto antisommossa, blindati, infiltrati ecc. ecc.creando un habitat naturale per coloro che fanno della teoria e pratica dello scontro la propria ragione d'esistenza.
Mi pare, quindi di poter affermare che le responsabilità di creare le condizioni per arrivare ad uno scontro vadano , perlomeno suddivise, fermo restando che risulta sempre difficile, quasi impossibile stabilire chi ha lanciato la prima pietra. Rimango convinto che se, in una pacifica dimostrazione, come quella in Val di Susa, lo stato non si fosse presentato con la sua faccia più truce e centinaia di agenti ,altre vittime di queste scelte, che poi in maniera retorica vengono esaltati per il loro ruolo di vittime a 1.200 euro al mese,( ma non spetterebbe a lor signori aumentar loro lo stipendio?), la giornata avrebbe avuto un altro epilogo, e i famigerati blak bloc, avrebbero, presumibilmente passato la giornata a cercare funghi tra i boschi, non avendo il nemico a tiro di fionda.
Altra considerazione degna di essere sottolineata è che a mia memoria, ma credo anche a memoria di tutti, non ricordo che lo Stato abbia mai impiegato le forze dell'ordine per la difesa di cittadini vittime di soprusi come licenziamenti, chiusure di fabbriche, non rispetto delle leggi da parte dei padroni ( ebbene si,li chiamo con il loro vero nome, chiamarli imprenditori è un'altra delle bufale del politically correct), anzi spesso intervengono in difesa di coloro che non rispettano le leggi..
Quindi la domanda del titolo: è più sovversiva la democrazia o più democratica la sovversione?
Mizio  

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