mercoledì 20 luglio 2011

IL COLAPASTA IMPOSSIBILE



Il colapasta impossibile byoblu claudio messora


Quello che vedete è un oggetto impossibile. Un miraggio, un paradosso, un’illusione ottica come le scale di Escher. E’ un prodotto mitologico come l’unicorno, leggendario come la città perduta di Atlantide. Tutti ne restano affascinati ma nessuno lo ritiene concretamente realizzabile. Semplicemente, la nostra generazione non è più in grado di concepirlo. Invece, quello che oggi sono in grado di mostrarvi è il solo, unico, vero highlander: l’ultimo degli immortali. Un colapasta.





Guardatelo bene. Vi sembra tutto normale? La sua lucentezza non desta in voi sospetto alcuno? I suoi fori netti, rifiniti con attenzione e tutti di egual misura? Neppure i suoi manici di plastica nera, senza difetti né segni di usura? O forse la sua cromatura e le saldature robuste, prive di gioco e di inestetici rigonfiamenti? E immagino che neppure la sua solidità, quella sensazione cioè di essere un oggetto unico, forgiato dalla mano degli dei esattamente in quel modo, senza giunture, parti estranee né punti deboli sia in grado di meravigliarvi più di tanto. Siete perplessi e non mi credete. Lo so e fate bene, perché nulla delle qualità appena elencate è sufficiente per riconoscerlo e venerarlo come il monolite di “2001: Odissea nello spazio”.
Ora però vi dirò una cosa che cambierà radicalmente la vostra prospettiva. Quello che state guardando non è un colapasta qualunque, e neppure un colapasta acquistato ieri in un negozio di casalinghi di lusso. State osservando un oggetto di uso comune, fabbricato 50 anni fa e venduto in un continente del terzo mondo. E’ il colapasta di mia nonna.
Secondo i criteri produttivi e consumistici moderni, un colapasta del genere è un oggetto impossibile: è un USO, un Unidentified Sold Object. E’ stato usato ogni giorno per mezzo secolo, prima da mia nonna, poi da mia mamma e infine – almeno da 11 anni a questa parte - da me. Ed ogni giorno ha accolto pentole di acqua bollente, è stato impugnato, scosso, agitato, rovesciato, sottoposto a sbalzi termici con l’acqua fredda del rubinetto e infine lavato, abraso  dal detersivo o, peggio, torturato nella lavastoviglie. Eppure è ancora lì, senza il minimo segno di usura, perfetto, tanto che sembra nuovo fiammante.
Il colapasta impossibile esiste: io ne ho le prove e sono disponibile a sottoporlo a qualunque test il CICAP ritenga necessario effettuare. Sto allestendo una sala visite con una piccola teca di cristallo al centro ed alcune panche per inginocchiarsi ed entrare in uno stato di contemplazione e meditazione. Presto saranno disponibili convenzioni con società di trasporto private e con strutture alberghiere che renderanno il pellegrinaggio semplice ed economico. Bisogna però rendersi conto di una cosa. Non serve avere fede in una dimensione ultraterrena o in una manifestazione paranormale: bisogna soltanto credere che Atlantide, la società dove si fabbricavano oggetti progettati per durare nel tempo e non per sfasciarsi dopo pochi mesi, è esistita davvero. I suoi ingegneri non erano semidei ma uomini come noi ed avevano conoscenze perfino meno progredite, ma ragionavano in un’altra maniera, parlavano in un’altra lingua, pensavano ancora secondo logica e buon senso ed agivano di conseguenza, coerentemente.
Il colapasta impossibile testimonia che un modo diverso di costruire, di consumare e di affrontare il tema dei rifiuti è possibile. Chi vi vende oggetti che si rompono, progettati e fabbricati con il gene della morte, è un truffatore: vi danneggia economicamente e distrugge l’ecosistema.
E’ giunto il momento di tracciare una mappa della longevità dei prodotti e tornare ad acquistare solo quelli che godono di una buona qualità costruttiva  e garantiscono così un ciclo di vita ragionevole. Gli altri devono fallire, sparire dal mercato.

http://www.byoblu.com/




Nessun commento:

Posta un commento