Per
un errore di interpretazione di un testo latino che attribuiva agli amalfitani
l’invenzione della bussola, per secoli si è dimenticato che la scoperta
dell’asse magnetico terrestre è da attribuirsi ai cinesi e ai vichinghi, mentre
è da attribuire agli arabi la diffusione della bussola nel Mediterraneo.
Al
massimo l’amalfitano Flavio Gioia l’avrebbe perfezionata, rendendola più
stabile.
E’
la solita storia italiana: nazione di eroi, santi, navigatori, inventori e
falsificatori.
Certo
la bussola della politica italiana, dalla nascita dello stato nazionale in
avanti, un’importante modifica l’ha subita.
L’ago
è stato sostituito da un manganello che, a seconda delle epoche, può variare
lunghezza, dimensione e materiale di cui è fatto, ma non la sua funzione:
quella di indicare dove stanno andando l’economia e la società nazionali.
Se
gli operai provano a chiedere : ”Dove stiamo andando? Che fine faremo? Che
avverrà del nostro lavoro e del nostro salario?” La risposta esatta è: cariche
e manganellate.
Se
gli studenti e i giovani chiedono: “Dove stiamo andando? Che fine farà
l’istruzione pubblica? Che ne sarà del nostro futuro?” Ancora una volta la
risposta sarà data dalle manganellate e dalle cariche della polizia.
Provate
a chiederlo per qualsiasi altro settore della vita sociale ed economica
(ambiente, risorse, pensioni, diritti) e vedrete che la risposta sarà sempre
quella.
Botte,
manganellate, fermi ed arresti spesso accompagnati dall’ipocrita annuncio:
“Scusate il disagio, ma stiamo lavorando per voi”.
Il
manganello è stato benedetto con l’acqua santa e il perdono arriverà nei secoli
a venire (come per Galileo o gli Ebrei).
E
allora: dove stiamo andando?
Il
manganello delle brame capitalistiche non ha dubbi: punta dritto, dritto su un
Monti bis.
Ma
come, dirà qualcuno, non si stanno tutti i politici dando da fare per
scongiurarlo? O, almeno, non stanno tutti chiedendo una sua “investitura”
politica? Sveglia gente!
Lo
spettacolo della democrazia partecipativo-mediatica non demorde dalla sua
funzione, mentre Guy Debord, dall’aldilà, se la ride, ma i giochi sono già
fatti. Rien ne va plus!
L’investitura c’è già stata.
Hanno
promosso il continuum spazio temporale montiano tutte le maledette forze che
governano davvero questo paese: la conferenza episcopale in primis, la famiglia
Agnelli attraverso Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne, Confindustria,
le banche già abbondantemente rappresentate nel governo e la finanza americana
ed internazionale.
Partiamo
dall’ultimo soggetto perché, non c’ è dubbio, dopo la cena newyorkese di fine
settembre con il Gotha della finanza, il presidente del Consiglio è tornato ben
deciso a continuare il suo ruolo di “salvatore della patria”, mascherato da
novello Cincinnato. Ruolo che il premier ha ribadito ancora, oltre il 2013,
sulle pagine dei quotidiani degli ultimi giorni.
A
New York Monti ha incontrato Jack Welch, storico amministratore delegato di
General Electric, quindi Henry Kravis alla sede di Bloomberg, e prima di una
cena con il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner e il finanziere
George Soros. L'incontro con Geithner è avvenuto dopo che Monti ha avuto un
colloquio con il presidente Obama.
Alla
cena d’affari che è seguita erano presenti il presidente della FED di New York,
William Dudley; l'amministratore delegato di Neuberger Berman, George Herbert
Walker; il numero uno di Esteé Lauder Fabrizio Freda; e il capo economista di
Moody's Analyticts Mark Zandi. Inoltre Frank Bisignano di JPMorgan, Zubaid
Ahmad di Citigroup e il chief operating officer di Nyse-Euronext Larry
Leibowitz.
Si
noti che quest’”ultima cena” si è svolta pochi mesi dopo l’incontro di Sun
Valley, nell’Idaho, avvenuto a metà luglio, dove già lo avevano accolto
personaggi come Mike Bloomberg, Warren Buffett, Mark Zuckerberg, Rupert
Murdoch, e industriali italiani come Elkann e Zoppas.
Lucio
Quinzio Monti ha dunque le spalle ben coperte a livello internazionale, anzi
sembra essere proprio l’asso nella manica di chi vuole scardinare non solo
quello che rimane del sistema di welfare italiano, ma anche di quello europeo
(Germania inclusa).
Monti
all inclusive dunque, compresa la successiva investitura delle massime
gerarchie cattoliche, attraverso la voce della CEI, avvenuta esattamente due
giorni dopo la cena al “Cirque” (un nome un programma) di New York.
Non
stupiamoci dunque, se pochi giorni dopo il cardinale Ruini si è presentato a
dettar legge attraverso il programma di Mr. Fabio”PD” Fazio. Il do ut des,di
stampo democristiano e fascista, in Italia funziona ancora benissimo. “Io
garantisco l’appoggio al tuo governo, tu mi lasci ridefinire ogni aspetto della
vita sociale e civile di questo paese e non mi fai pagare l’IMU sugli immobili
della Chiesa!” Come dire: patti chiari, amicizia lunga.
Squinzi,
Confindustria, famiglia Agnelli, Montezemolo e Marchionne possono essere divisi
sulla spartizione del bottino e delle spoglie, ogni volta che se ne presenti
l’occasione, ma su un punto sono indubbiamente uniti: il paese deve essere
svecchiato.
E
cos’è che va rimosso, qual è il lifting di cui ha bisogno la nostra economia?
Gli scarsi investimenti nella ricerca e nella tecnologia? No, figuratevi...
Sono i diritti dei lavoratori, la normativa contrattuale, il sistema di
assistenza e di istruzione pubblica e, soprattutto, la scarsa produttività del
lavoro, anzi, meglio, l’orario di lavoro troppo ridotto ad invecchiare lo
stivale dal punto di vista economico.
Ok,
l’articolo 18 l’hanno già praticamente eliminato. Quel brutto tumore che
impediva lo sviluppo economico di imprese sane e competitive come la FIAT è
stato rimosso chirurgicamente dalla dott.ssa Fornero e dai suoi competentissimi
assistenti. Ma non è bastato; d’altra parte si sa che dopo l’operazione è
meglio un po’ di chemioterapia. E cosa importa se fa stare un po’ male...poi ci
sarà il miracolo. Invece di radioterapia non se ne parla, quella la stanno già
facendo, con ottimi risultati, i soldati delle missioni militari all’estero,
con la prolungata esposizione agli armamenti ricchi di uranio impoverito.
E
allora ecco che Passera (il ministro di Intesa Sanpaolo) tira fuori il coniglio
dal cappello, la novità assoluta: un bel patto per la produttività. Una bella
flebo di aumento d’orario a parità di salario perché “tra il 2008 e il 2009
l’Italia è l’unico paese tra i Pigs ad aver registrato un aumento del costo del
lavoro nominale per unità di prodotto, mentre Portogallo, Irlanda, Grecia e
Spagna hanno proseguito sulla via della deflazione salariale”, parola di Jp
Morgan!
Chiaro
che il tutto sarà presentato con più eleganza di quanto qui volgarmente
esposto, basti pensare alla deflazione salariale appena citata: mica si può più
dire (soprattutto sulle pagine di Repubblica) riduzione del salario. Così come
la detassazione del salario di produttività che, detta così, sa molto di
accordi industriali in salsa tedesca, dimenticando, però, che in Germania i
lavoratori hanno una rappresentanza diretta nei consigli di amministrazione
delle grandi aziende. Mentre qui si tratterà, al massimo e dal 2014, di veder
ridotte le tasse sugli straordinari o sulle ore aggiuntive. Peccato che pochi
giorni or sono un’inchiesta a livello europeo abbia dimostrato come i salari
italiani siano già tra i più bassi tra quelli della UE. Ma chi se ne frega, qui
le leggi le dettano Jp Morgan, Bloomberg & Co.
Che
in questo frangente l’infinita deriva della catastrofe politica berlusconiana
produca una serie di tentativi di ricostituire una nuova DC (Casini, una parte
del Pdl e una parte del Pd) oppure una destra “pulita” (Fini da un lato e
Alemanno dall’altro) oppure, ancora, una ripresa del populismo leghista
falsamente anti-montiano non fa altro che aumentare la forza del governo
tecnico che può, fin da ora, farsi beffe di qualsiasi proposta di appoggio o
opposizione politica da parte di queste forze. Ci penserà sempre la ministra
Fornero a vigilare attentamente per rendere vane tutte le promesse elettorali
di tali forze, sia in un senso che nell’altro. Esodati e studenti? Più bastone
e meno carota! Più ore agli insegnanti a parità di salario, in attesa che ciò
avvenga anche in tutti gli altri settori! Parola di Profumo, altro ministro del
fetido governo tecnico. Scritto ben chiaro nell'art.42 del DL di Stabilità
attualmente in approvazione.
E
la Sinistra? Il PD lo ha già detto: manterremo gli impegni presi a livello
europeo ovvero continueremo l’agenda Monti anche senza di lui. Quindi che si
chiami Bersani o Renzi il governo col PD sarà comunque un Monti bis, in attesa
del tris, etc. Senza dimenticare che a lanciare Mario Monti come salvatore
della patria, nell’autunno dello scorso anno, fu proprio il PD. Così come fu
per Draghi alla banca d’Italia, prima, e alla BCE, dopo. Se poi si pensa che il
massimo sponsor di un PD totalmente migliorista è proprio La Repubblica che
affida ormai le sue analisi economico-finanziarie all’agenzia Bloomberg...beh è
tutto detto, no?!
E
Nicky Vendola? Con i suoi discorsi roboanti su poveri e ricchi, donne e gay,
Sud e Nord...eh? Belli vero? Vuoti come una zucca secca però. Come si fa a
sparare una tale prosopopea di intenti candidandosi alle primarie di un partito
dove non potrà mai vincere e da cui, al massimo, potrà ottenere un rientro in
parlamento di qualche rappresentante di Sel? Non è che poi alla fine non si sia
di nuovo davanti al solito “do ut des”: io ti copro a sinistra e tu mi farai
avere qualche posto in parlamento e qualche poltrona da sottosegretario?
L’unica
novità sostanziale “a sinistra” potrebbe essere rappresentato dallo
stritolamento elettorale del PD messo in opera dalla stessa macchina che i suoi
dirigenti e le sue correnti hanno messo disordinatamente all’opera. Schiacciato
quindi, come un novello apprendista stregone, tra le istanze finanziarie
dell’ala “migliorista” e quelle demagogico-populiste di Bersani, che l’attuale
alleanza con PSI e Sel non contribuirà a salvare dalla catastrofe di più di
ottant’anni di storia veramente mal spesi. Dove, nel miserabile finale, il
dibattito sulle primarie ha sostituito qualsiasi riferimento a programmi ed
intenti (tutti, naturalmente, inconfessabili).
Sì,
ma che bello, in compenso stiamo facendo fuori i corrotti: Polverini , er
Batman, qualche giunta regionale, provinciale e comunale; magari anche il
“celeste” Formigoni! L’appello anti-corruzione, che capolavoro di ipocrisia!
Che magnifico manifesto affinché i tecnici continuino a governare e a tagliare
la spesa pubblica. Ma nessuno ha notato che tra le centinaia di migliaia di
firme ce ne sono alcune che veramente stonano? Per esempio quella di Renzo
Piano che, nel disastro dell’Aquila, è riuscito ad accaparrarsi la costruzione
dell’auditorium cittadino recentemente inaugurato dal migliorista Napolitano,
oltre che progettista del contestato grattacielo torinese e di altre infinite
opere inutili e costosissime.
Tutti
ammaliati dal populismo di origine grillesca e dipietrista, ormai sventolato da
tutti contro tutti ed in particolare contro Berlusconi e gli avanzi miserabili
del suo regime, senza cogliere mai lo spreco che sta alla base di tutti gli
altri sprechi : quello causato dal disastro e dalla voracità del capitale
finanziario nell’epoca della sua agonia.
E
che si manifesta in tutta la sua potenza politica proprio attraverso la vera e
propria dittatura imposta sui parlamenti, sui partiti e sulle nazioni che ne
hanno accettato le regole attraverso i governi dei tecnici o degli uomini
legati alle grandi società finanziarie. Non soltanto con i diktat di Fornero,
Passera e Profumo, ma anche con quelli di Clini nei confronti delle decisioni
prese dai magistrati di Taranto o di Napolitano nei confronti dei giudici di
Palermo. Altro che divisione dei tre poteri: ne resta uno solo, unificato nelle
mani dei personaggi suddetti. Quello dell’assolutismo finanziario.
Fermi
tutti però, ci sono ancora i leader dei movimenti per la difesa dei beni comuni
a vigilare! Ma, a parte il fatto che anche il comune di Torino ha chiamato
“Beni Comuni Torino” la Srl con cui, in realtà, ha messo in vendita una parte
delle società di servizi, non vi sembra che ispirarsi ai movimenti arancioni,
per istituire delle liste elettorali, sia un po’ mefitico? Diciamo, con termine
desueto, un po’ troppo interclassista? Come l’altro: “moltitudini” che, forse,
ai tempi di Machiavelli poteva ancora andar bene (in fin dei conti si parlerà
per almeno altri due secoli di Terzo Stato), ma certamente non più oggi, al
tempo di una crisi che sta proletarizzando a forza le classi medie. Quel ceto
medio in cui si cerca da tempo di inquadrare sociologicamente anche la classe
operaia.
Eh
sì, perché questa fissa della lotta di classe qualcuno ce l’ha ancora in testa.
Concetto vecchio, superato, come Alfredo Reichlin ha sostenuto recentemente su
L’Unità, inutile, controproducente, pericolosa.
Eppure,
eppure... qualcosa in proposito ci sarebbe ancora da dire.
Ci
sarebbe ancora la possibilità di rilanciare le lotte dal basso, unificando
quelle già esistenti sui territori e nei luoghi di lavoro o di ex-lavoro.
Approfittando anche del fatto che l'idrovora finanziaria ha già di fatto
abbattuto i confini nazionali e i particolarismi che ne derivano.
Con
parole d’ordine semplici, ma efficaci e condivisibili. Parole su cui costruire
una vera alternativa antagonista, a livello nazionale ed internazionale, che
veda davvero protagonisti i lavoratori, i giovani e i diseredati di ogni sesso,
età, religione e nazionalità. Utopia, magia, ubriacatura ideologica oppure
unica possibilità per la costruzione di un comune fronte di lotta contro il
governo Monti, i suoi cloni futuri e tutti gli altri governi della finanza? I
giochi sono aperti ed occorrerà partecipare per vincere.
E
non si sta, qui, parlando di partecipazione e di vittoria alla farsa
“elettorale”. Perché, a dispetto delle apparenze e della frammentazione delle
lotte, da Nord a Sud, oggi si sta aprendo davvero una fase di doppio potere. Da
una parte quello, pienamente manifesto e programmato, del capitale finanziario
e dei suoi agenti, dall’altra quello, ancora confuso incerto e timoroso, di chi
con tutto ciò dovrà fare i conti per poter continuare a vivere. Mentre in mezzo
non esistono quasi più spazi di mediazione.
Li
hanno spazzati via la crisi economica e l’arroganza dei vampiri al potere che
intendono ormai bere fino all’ultima goccia il sangue di milioni di persone,
prosciugandone totalmente ogni riserva di valore, ogni ricchezza, ogni
speranza. Tornare alla rivendicazione degli spazi parlamentari sarebbe, oggi,
soltanto una transazione al ribasso sulle reali necessità di chi è governato e
di chi deve accettare, ancora, le regole del modo di produzione capitalistico.
Se
un potere, oggi, sta nei palazzi e nelle banche, l’altro sta solo nelle piazze,
nelle strade e nelle assemblee ed iniziative di lotta.
Da
una parte la morte, dall’altra la vita.
La
terza via può essere solo quella di un mondo di zombi decerebrati e costretti a
lavorare contro la propria volontà e condizione fisica. Svuotata di ogni
funzione, l’azione parlamentare* non può che continuare a sussistere in una
serie di riti voodoo finalizzati a mantenere in vita ciò che è già storicamente
morto. Spezzare, insieme, le catene della schiavitù e della superstizione
politica sono oggi un tutt’uno, necessario ed inevitabile.
*Compresa
quella di cassa di risonanza per le lotte che Lenin difendeva
nell'Internazionale Comunista contro i partiti comunisti astensionisti, come il
Partito Comunista d'Italia. Oggi gli sbarramenti al 4 o più per cento limitano
la presenza antagonista tra i seggi parlamentari, mentre la rete mette a
disposizione uno spazio di comunicazione e risonanza sicuramente, per ora, più
vasto ed efficace (come dimostra il recente appello contro le 24 ore a parità
di salario, proposte dal ministro Profumo per gli insegnanti, che ha raccolto
circa trentamila firme in pochi giorni, costringendo, per la prima volta in
Italia, tutti i sindacati della scuola a dichiarare uno sciopero generale
unitario per il 24 novembre). di Sandro Moiso
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