…Sicché
quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare
all'anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a
colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: “Roba mia,
vientene con me!”… (da “La roba” d G. Verga).
In
questo brano finale della novella del
Verga c’è tutto il dramma esistenziale di Mazzarò, il protagonista, che, dopo
una vita passata ad accumulare beni materiali (animali, terreni e qualsiasi
altra cosa potesse avere un valore ai suoi occhi di contadino), si trova, nell’imminenza
della fine, a dover rinunciare a tutto quello per cui aveva sacrificato una
vita intera e, in un ultimo disperato tentativo di tenerla legata a sé, pensa di
portarsela nell’aldilà. In nome del possesso e della roba aveva rinunciato ai più
semplici piaceri che la vita avrebbe potuto regalargli, affetti, amori,
famiglia! Povero Mazzarò, vittima
disperata delle sue stesse scelte e del suo mondo, o profetico eroe
precursore del futuro?
Quanti
di noi, uomini moderni, in nome del possesso della roba (Case, auto, vestiti
alla moda, immagine) passiamo buona parte della nostra vita rinunciando a
quelle poche cose per cui valga veramente la pena di vivere: affetti, conoscenza,
solidarietà in nome di una “realizzazione” che passa esclusivamente , o quasi,
attraverso l’ostentazione e il possesso. E’ ammirata e invidiata l’auto nuova,
il nuovissimo gadget elettronico, il seguire le nuove tendenze modaiole,
addirittura la cosa più sacra e preziosa, come può essere un figlio, viene
vissuta e ostentata con la stessa logica della roba: “Adesso ce l’ho anch’io,
ed è il più bello, il più intelligente e il più….di tutti”.
Mazzarò
nel suo mondo era solo e le sue scelte estremizzate, rappresentavano solo in
parte il pensiero dell’epoca e, in maniera parossistica, un aspetto dell’animo
umano: quello che ricerca la sicurezza e il benessere essenzialmente materiale
per sfuggire alle fragilità e alle naturali paure. In questo assecondato da una
ignoranza derivante da una limitata possibilità di accedere alla conoscenza di altri modelli d’esistenza.
Nell’evoluzione
del pensiero e del mondo, tale visione, da scelta personale è andata
diffondendosi a macchia d’olio, fino a diventare il modello di riferimento dell’intera
umanità.
Con
una differenza di fondo, però: nella moderna società dei consumi, la roba devi possederla
e ostentarla, ma devi, altrettanto decisamente, essere pronto ad abbandonarla,
per sostituirla con altre cose più scintillanti e nuove per ripetere all’infinito
il rito e la gioia del possesso.
Altra
differenza, la roba di Mazzarò era costituita essenzialmente da animali,
terreni, piante, tutte cose che garantivano, comunque, un ritorno
utilitaristico tipico delle società rurali, i moderni possessi, al contrario ,
non garantiscono alcun ritorno, non sono investimenti.
Mazzarò
uccide i suoi animali per tenerli legati a sé anche nell’estremo viaggio, le
nostre “galline” vengono, invece, uccise da noi per essere sostituite da altre “galline”
che, a loro volta, moriranno quando altri decideranno che è il momento di
ucciderle.
Ovviamente
con questo non voglio certo affermare che non si debba ricercare dal punto di vista
materiale un benessere e una serenità rispetto alle esigenze primarie, che
dovrebbero, anzi essere diritto inalienabile di qualsiasi essere umano, ma esattamente
il contrario. Proprio per garantire a tutti il necessario: lavoro, casa,
istruzione, relazioni umane e sociali c’è bisogno di modelli culturali e
sociali alternativi a quello dominante che, identifica nel possesso il valore
delle persone.
Uso e non consumo, condivisione d’esperienze e conoscenze, solidarietà
e non competizione. Le cose e le risorse vengano utilizzate con equilibrio e
misura per il benessere collettivo e non per l’arricchimento individuale. Si
affermi una visione della vita più spirituale, nell’accezione più ampia del
termine, non si aspetti la campana che suona all’ultimo giro per capire che le
uniche cose valide nell’estremo viaggio (l’unico che faremo tutti) saranno gli affetti, i sentimenti, e i ricordi
che lasceremo alle persone conosciute e che le uniche che porteremo con noi saranno
l’ esperienze e le conoscenze fatte ,non certo le proprietà e i beni materiali
accumulati.
MIZIO
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