sabato 22 dicembre 2012

E’ LA FINE DEL MONDO QUANDO…







Questi ultimi giorni passati in trepida e goliardica attesa della fine del mondo hanno fatto passare in secondo ordine molte altre questioni e soprattutto la consapevolezza che la fine del mondo (almeno di questo mondo che conosciamo) è già iniziata da tempo e non accenna a fermarsi, anzi, negli ultimi tempi ha subito una decisa accelerazione.

I giovani precari o disoccupati che non hanno ragione di sperare in un futuro a breve e medio termine migliore, la fine del mondo già la vivono tutti i giorni.

La si vive tutti i giorni in quelle famiglie in cui il magro reddito imposto dalle scelte criminali politiche e d economiche di questi governi burattini, non riescono neanche a garantire un’adeguata assistenza e istruzione ai propri figli.

La si vive tra gli i disperati di ogni razza e colore che tentano in tutti modi di beneficiare di briciole di apparente benessere.

La si vive tutti i giorni là dove le regole e le leggi vengono stravolte in nome del profitto e si schiavizzano esseri umani  ad un impegno lavorativo sempre più oppressivo e gravoso. Trasformando le persone in automi che vivono solo di due fasi: lavoro e riposo in funzione del lavoro.

La si vive là dove non hanno più valore l’arte, il pensiero, la cultura che non siano immediatamente trasformabili in profitto.

La si vive tutti i giorni nelle migliaia di specie animali e vegetali che spariscono in silenzio dalla faccia della Terra, inaridendo di vita foreste, savane, oceani.

La si vive là dove la meritocrazia sbandierata come metro di promozione sociale, riguarda esclusivamente chi ha l’unico merito di nascere al posto giusto al momento giusto.

La si vive in quei paesi dove l’unica merce veramente abbondante è la fame e la disperazione.

La si vive tutti i giorni negli occhi delle donne maltrattate, violentate e uccise per onore o viltà. Negli occhi dei bambini che non vedranno mai la maggiore età.

Nel teatrino triste e patetico della politica che si esibisce quotidianamente nelle TV, sulla stampa con il corollario di un pubblico prezzolato per applaudire, invece che lavorare per il bene comune.

In casa nostra quando ci chiudiamo dentro, ritenendo che siano altri a doverci pensare.

MIZIO

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