Questi
ultimi giorni passati in trepida e goliardica attesa della fine del mondo hanno
fatto passare in secondo ordine molte altre questioni e soprattutto la consapevolezza
che la fine del mondo (almeno di questo mondo che conosciamo) è già iniziata da
tempo e non accenna a fermarsi, anzi, negli ultimi tempi ha subito una decisa accelerazione.
I
giovani precari o disoccupati che non hanno ragione di sperare in un futuro a
breve e medio termine migliore, la fine del mondo già la vivono tutti i giorni.
La
si vive tutti i giorni in quelle famiglie in cui il magro reddito imposto dalle
scelte criminali politiche e d economiche di questi governi burattini, non riescono
neanche a garantire un’adeguata assistenza e istruzione ai propri figli.
La
si vive tra gli i disperati di ogni razza e colore che tentano in tutti modi di
beneficiare di briciole di apparente benessere.
La
si vive tutti i giorni là dove le regole e le leggi vengono stravolte in nome del
profitto e si schiavizzano esseri umani ad un impegno lavorativo sempre più oppressivo
e gravoso. Trasformando le persone in automi che vivono solo di due fasi: lavoro
e riposo in funzione del lavoro.
La
si vive là dove non hanno più valore l’arte, il pensiero, la cultura che non
siano immediatamente trasformabili in profitto.
La
si vive tutti i giorni nelle migliaia di specie animali e vegetali che spariscono
in silenzio dalla faccia della Terra, inaridendo di vita foreste, savane,
oceani.
La
si vive là dove la meritocrazia sbandierata come metro di promozione sociale,
riguarda esclusivamente chi ha l’unico merito di nascere al posto giusto al
momento giusto.
La
si vive in quei paesi dove l’unica merce veramente abbondante è la fame e la
disperazione.
La
si vive tutti i giorni negli occhi delle donne maltrattate, violentate e uccise
per onore o viltà. Negli occhi dei bambini che non vedranno mai la maggiore età.
Nel
teatrino triste e patetico della politica che si esibisce quotidianamente nelle
TV, sulla stampa con il corollario di un pubblico prezzolato per applaudire, invece che lavorare per il bene comune.
In
casa nostra quando ci chiudiamo dentro, ritenendo che siano altri a doverci
pensare.
MIZIO
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