"Mi
piace sviluppare la mia coscienza per capire perché sono vivo,
cos’è
il mio corpo e cosa devo fare per cooperare con i disegni dell’universo.
Ogni
secondo di vita è un regalo sublime.
Mi
piace invecchiare perché il tempo dissolve il superfluo e conserva
l’essenziale. (...)
Non
mi piace che la religione sia nelle mani di uomini che disprezzano le donne.
Mi
piace collaborare e non competere.
Mi
piace scoprire in ogni essere quella gioia eterna che potremmo chiamare dio
interiore.
Non
mi piace l’arte che serve solo a celebrare il suo esecutore.
Mi
piace l’arte che serve per guarire.." Alejandro Jodorowsky
E
così è arrivata la fine del mondo, tra lazzi e frizzi.
Magari
c’è anche chi rimarrà deluso.
Anche
perché la profezia dei Maya, nell’occidente europeo, non è stata mai presentata
secondo la logica culturale dei Maya, bensì secondo l’interpretazione razionale
eurocentrica basata sulla divinizzazione totemica del capitalismo mercantile.
Si
è fatto credere alla gente, tra una battuta e l’altra, compresa la serie dei
supermarpioni editorial-mediatici new age (Mondadori docet) i quali hanno
approfittato della dabbenaggine di chi soffre per lucrarci sopra; un po’ come
quelle bande di farabutti che nel tardo autunno del 1999 andavano in giro nel
meridione Usa a spiegare a vecchietti impauriti che il 31 dicembre del 1999 la
Terra sarebbe esplosa ma ci si poteva forse salvare se si firmava un certo
documento e tanti tanti vecchietti ingenui accettarono per ritrovarsi poi, il 2
gennaio del 2000, con il rogito della loro unica proprietà cambiato a favore di
anonimi. L’FBI ha impiegato circa 2 anni prima di riuscire ad accalappiarne
(soltanto in Arizona e Alabama) circa 15.000, ma sembra che almeno altri 50
mila siano riusciti a farla franca. Con l’inevitabile rovina di altrettante
famiglie.
La
profezia dei Maya, per l’appunto, indica l’inizio della fine di gente come
quella.
Si
è già verificata, se è per questo.
La
Terra si sta davvero spaccando in due.
Intendiamoci,
non geologicamente o atmosfericamente.
Ma
psicologicamente certo sì.
E
noi fragili umani siamo, prima di ogni altra cosa, esserucci deboli e impauriti
con una mente pensante (si fa per dire). Quindi la psicologia svolge un ruolo
primario.
Nel
continente dove i Maya hanno vissuto per centinaia e centinaia di anni prima di
essere spazzati via nel censurato genocidio, da noi europei allestito e
organizzato 500 anni fa, la loro profezia è stata invece interpretata secondo
la loro cultura.
L’hanno
condita in una pragmatica salsa californiana, un po’ alla Castaneda, con un
pizzico di Jodorowsky e quell’invidiabile giovanilistico senso di aspirazione
alla giustizia caratteristico delle civiltà giovani e spensierate.
L’hanno
cioè trasformata in “auto-profezia”.
In
tutto il continente sudamericano, dal Venezuela e dall’Ecuador fino al Polo
Sud, hanno quindi stabilito che tale profezia era vera e accurata.
Quindi
si è verificata.
Tradotto
nel nostro linguaggio e sintetizzato ai minimi termini vuol dire “l’età del
capitalismo durata 300 lunghi anni si è esaurita ed è finita all’alba del 21
dicembre del 2012”.
Perché
laggiù, a 10 mila chilometri di distanza dalla nostra ricchissima Europa
–ricchissima per l’oligarchia del privilegio che gestisce il potere- una
quindicina di nazioni che complessivamente ammonta a 500/600 milioni individui,
stanno in questo momento festeggiando l’avvenuta profezia dei Maya.
Loro
si divertono in spiaggia, annunciando l’inizio lento ma inevitabile di una
nuova era, mentre noi ci cucchiamo Monti, Berlusconi, Bersani, alla plebe
italiota presentati come la novità alternativa e rigenerante sotto l’albero di
Natale per il prossimo 2013.
Civiltà
che vai, situazione che trovi.
Un
mese fa, all’Onu, nel centro di New York, nella più totale censura mai
verificata in occidente da quando esiste il web, a nome di 16 nazioni del
Sudamerica (lo hanno eletto a maggioranza assoluta come loro ambasciatore)
davanti a una esterefatta platea di ambasciatori, per lo più abituati a
vedersela con minacce di guerra e di sterminio, bombe atomiche, genocidi
annunciati, veti incrociati e strategie di mercato a fini economici, il
presidente della Bolivia Evo Morales (qui in Europa considerato poco più di un
fenomeno da baraccone) dichiarava davanti alla platea mondiale con il suo
discorso: “
“Vorrei
dire che, secondo il Calendario Maya il 21 dicembre segna la fine del non-tempo
e l’inizio del tempo. È la fine del Macha e l’inizio del Pacha. E’ la fine di egoismo e l’inizio della
fratellanza. E’ la fine
dell’individualismo e l’inizio del collettivismo … il 21 dicembre di quest’anno
avverrà perché è già iniziato. Nasce l’età di una nuoca consapevolezza collettiva
e di una nuova coscienza umana al fine di costruire una società di giusti
eguali.
Gli
scienziati sanno molto bene che questo segna la fine di una vita
antropocentrica e l’inizio di una vita biocentrica. E’ la fine dell’ odio e l’inizio dell’amore.
La fine della menzogna e l’inizio della verità. E’ la fine della tristezza e
l’inizio di gioia.
È
la fine della divisione e l’inizio dell’unità. ”
E
poi anche il Ministro degli Esteri Boliviano ha aggiunto:
“Secondo
il calendario Maya il 21 dicembre 2012 sarà la fine di una civiltà e l’inizio
di un’altra che implica transizione spirituale verso una nuova coscienza
cosmica.”
E
poi ha aggiunto: “Vorrei ricordare che in data 15 ottobre 2012, proprio per
rispettare l’avvicinamento di tale data, per il bene della nostra vita
collettiva, abbiamo promulgato la “Legge quadro della Madre Terra e dello
sviluppo integrale sostenibile per vivere bene”.
Come
riportava e riferiva il Los Angeles Times, quotidiano della California, l’unico
rappresentante mainstream che ha riferito sul discorso (divulgato poi su
diversi siti e bloggers europei) La si può definire come una delle leggi
ambientali più avanzate e radicali del mondo, poiché introduce una visione del
mondo e della natura piuttosto diversa
da quella a cui siamo abituati e indica come deve essere perseguito lo
sviluppo integrale al fine di vivere in armonia con la natura.
La
Bolivia ha dimostrato una notevole lungimiranza e un grande coraggio adottando
la Legge quadro, scritta con il
contributo delle associazioni di base e indigene, con cui sfida un sistema
dominante che ancora oggi concepisce la
natura, l’ambiente e le persone come risorse da sfruttare e da piegare agli
interessi economici.
Infatti
questa legge, che segue la Legge dei Diritti della Madre Terra del 2010, sposta
la visione del mondo da una concezione antropocentrica ad una olistica, che
attribuisce alla Natura e agli esseri umani pari diritti: la natura diventa un
soggetto giuridico in sé, introducendo un cambiamento notevole, perché sino ad
ora gli unici soggetti giuridici presi in considerazione erano le persone
fisiche, quelle giuridiche e lo Stato. A quest’ultimo viene affidato il compito
di proteggere i diritti della Madre Terra.
La
legge riprende i 14 principi già indicati nelle Legge dei Diritti della Madre
Terra, tra cui la giustizia climatica, il rifiuto della mercificazione delle
funzioni ambientali, la garanzia di rigenerazione e risanamento della natura,
la solidarietà tra gli esseri umani, e ne definisce i concetti fondamentali.
Successivamente la legge stabilisce 10 obiettivi fondamentali, tra cui la
questione della sovranità alimentare, la definizione di processi di produzione che non siano
contaminanti e che rispettino la capacità di rigenerazione della Madre Terra,
la democratizzazione dell’accesso alle risorse e ai mezzi di produzione, e
indica come perseguirli.
Concetti
fondamentali di questa legge sono quelli dei beni e degli interessi comuni. Si
promuove l’utilizzo di strumenti di democrazia partecipativa e vengono creati
strumenti ad hoc come il “Consiglio Plurinazionale per il Vivir bien in armonia
e in equilibrio con la Madre Terra”, che dovrà elaborare le politiche ed i
programmi di attuazione di questa Legge Quadro, nonché un fondo per il
finanziamento e l’amministrazione per l’adattamento e mitigazione dei
cambiamenti climatici.
E
così, in quelle zone popolate da individui che noi europei, dall’alto dei
nostri 3000 anni di civiltà imperiale, seguitiamo a considerare alla stregua di
modesti selvaggi con ancora le piume in testa e idee balzane che non
corrispondono alle cifre, dati, aliquote, spread e previsioni stabilite dai
nostri grandi santoni guru laici, ebbene, laggiù oggi loro festeggiano la fine
del mondo.
Il bello è che per loro è davvero finito. Altrimenti che auto-profezia sarebbe!
Solo che in Europa, agli europei non l’hanno ancora spiegato.
Non sia mai si facessero venire dei grilli per la testa.
In compenso da noi si discute se Oscar Giannino ce la farà o meno; se ce la farà Antonio Ingroia; se Alessandro Sallusti otterrà la grazia; se è giusto oppure no andare in televisione a farsi intervistare e se Bersani andrà a letto con Vendola oppure con Casini e Monti oppure con tutti e tre, celebrando la quadri camerale: novità superba che preparano per la nostra nazione.
Si invertiranno i poli.
Noi resteremo al palo, se non incorporiamo la loro idea e la facciamo anche nostra, iniziando dal nostro interno individuale.
Seguiteremo a discutere di cose inutili e alla fine, con un sospirone, diremo al compagno di tavola imbandita “Mah! Chi vivrà vedrà”.
Seguendo i Maya, invece, c’è chi comincia a dire, invece, sapendo ciò che sta dicendo:
“Chi vedrà vivrà!”
E’ davvero tutto un altro dire.
Come suggerisce Jodorowsky, simpatico europeo, cerchiamo di essere artisti, ovvero: cerchiamo di guarire tutti insieme. Non vedo altra scelta.
Buona fortuna.
di Sergio Di Cori Modigliani
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