Cesio
137 al di sopra dei livelli consentiti dalla Commissione europea in diversi
cinghiali del vercellese. Si indaga sulle possibili fonti di contaminazione
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casi di cinghiali della Valsesia, nel vercellese, durante l’ultima stagione di
caccia hanno rivelato livelli di cesio radioattivo al di sopra dei livelli
tollerabili per la sicurezza ambientale. Questo il resoconto di una lettera
inviata ieri sera dal ministero della Salute, con cui è stata resa nota
l’attivazione immediata di indagini di approfondimento da parte delle Sezioni
inquinamento da sostanze radioattive dei Carabinieri Nas e Noe nell’area
interessata.
Il
contaminante rilevato è il cesio 137, un isotopo radioattivo che si forma
principalmente come prodotto secondario durante la fissione nucleare
dell’uranio. La sua presenza negli animali è stata rilevata attraverso
l’analisi di campioni di lingua e diaframma di cinghiali abbattuti durante l’ultima
stagione di caccia, condotta allo scopo di mettere a punto le metodologie
stesse di screening per accertarsi che i livelli di cesio 137 fossero al di
sotto dei limiti tollerabili in caso di incidente nucleare, sanciti nel
regolamento 733 del 2008 dalla Commissione europea. I campioni incriminati
saranno sottoposti a ulteriori accertamenti, infatti alcuni sono già stati
inviati al Centro per la ricerca della radioattività nel settore zootecnico
veterinario dell’ Izs di Puglia e Basilicata; altri saranno inviati invece al
Centro di referenza nazionale di Foggia. Si rimane quindi in attesa di
ulteriori conferme sui risultati.
Ma
com’è possibile che sia avvenuto nel nostro territorio, dove non sono attive
centrali nucleari e quindi il rischio di inquinamento da parte di radioattivi
dovrebbe essere minimo? Si stilano le prime ipotesi. La più immediata, avanzata
da Legambiente e dall' Arpa del Piemonte, che si possa trattare di una
conseguenza dell’incidente di Chernobyl dell’aprile 1986, in cui furono rilasciati
elevati quantitativi di cesio 137, classificatosi come prima fonte di
radiazione attorno alla centrale, la cosiddetta zona di alienazione. Attraverso
le sue reti di monitoraggio radiologico, l'Arpa regionale avanza l'idea che
l'isotopo, ancora presente a bassi livelli nell'ambiente, possa essersi
accumulato in alcune piante e determinati animali, funghi e selvaggina in
primis, dove è perciò riscontrabile in concentrazioni elevate.
E
i vecchi siti nucleari della zona, in particolare la centrale di Trino
Vercellese (smantellata nel 1987) e il sito sperimentale dell’ Enea di
Saluggia, potrebbero essere coinvolti? Stando alle dichiarazioni dell'Arpa
piemontese, i risultati dei monitoraggi non chiamano in causa queste fonti.
Rimane aperta la pista più allarmante, quella che ipotizza un traffico illecito
di rifiuti tossici, su cui però non risulta al momento alcuna documentazione.
Rimaniamo in attesa di ulteriori accertamenti che possano rivelare la reale
fonte di contaminazione. Per un aggiornamento in tempo reale sulla vicenda, è
possibile consultare la sezione news sull'argomento sul sito dell'Arpa
Piemonte, o il corrispondente profilo Twitter. Per ora, la responsabile
dell’Istituto di radioprotezione dell'Enea, Elena Fantuzzi, dichiara che “a
livello nazionale la presenza del cesio 137 viene monitorata costantemente, e
le quantità rilevate sono inferiori ai valori soglia” invitando ad attendere i
risultati degli accertamenti, che potrebbero mettere in luce nuovi aspetti
finora non presi in considerazione.
Aggiornamento:
ore 16.25 del 08.03.2013
L'Arpa
Piemonte ha appena rilasciato questa dichiarazione:
"Il
rilevamento di livelli elevati di radioattività in campioni di carne di
cinghiale in Valsesia è dovuto alla presenza del Cesio 137 ricaduto in quantità
considerevole al suolo all’epoca dell’incidente di Chernobyl. Il Cesio,
infatti, è scarsamente mobile e permane negli strati superficiali del suolo
(10-20 cm) per vari decenni. Altre fonti di contaminazione diverse da Chernobyl
sono da escludere dal momento che il costante monitoraggio dell’aria effettuato
in continuo da Arpa Piemonte non ha mostrato eventi anomali negli ultimi anni.
Gli animali selvatici, che si cibano al suolo, sono dunque particolarmente
soggetti all’ingestione di Cesio. Una situazione analoga avviene anche per i
funghi e altri frutti spontanei del sottobosco. Tutti gli altri alimenti che
compongono la dieta tipo della popolazione, che sono monitorati dall’Agenzia
mediante un programma di campionamento annuale coordinato da Ispra, hanno fornito
sempre valori ampiamente al di sotto dei limiti. Nel corso dell’incontro
odierno tenutosi presso l’IZS di Torino, Arpa Piemonte si è impegnata a
effettuare una campagna di approfondimento radiometrico di natura ambientale
dell’area, con particolare riferimento ai suoli ed ai vegetali. Sono in corso
approfondimenti tecnico scientifici sulle tematiche relative alla valutazione
della dose alla popolazione potenzialmente trasferibile dalla contaminazione
radioattiva rilevata". di Alice Pace
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