sabato 23 marzo 2013

INVASIONI BARBARICHE





Inizialmente passano inosservati e, solo alcuni attenti osservatori, si accorgono della loro presenza. Arrivano per le vie più disparate. Per i cambiamenti climatici, per lo sfruttamento da parte dell’uomo, per la mancanza di competitori naturali, per la maggiore adattabilità ad usare gli spazi inutilizzati, per la colpevole incoscienza degli umani. Non stiamo parlando delle migrazioni dei milioni di disperati attirati dal miraggio di una vita migliore qui da noi, ma di esseri altrettanto numerosi, meno disperati, ma altrettanto decisi a conquistare nuovi spazi e nuovi territori, spesso a scapito degli abitanti originari. 
Stiamo parlando delle centinaia di nuove specie animali che arrivano in Italia e in Europa da altri continenti e ambienti e che trovano numerose nicchie ecologiche da sfruttare. 
Sono specie più robuste adattabili delle nostre e tendono, quindi, a sostituirsi ad esse entrando in competizione alimentare ed ecologica, rompendo un millenario equilibrio, alterando i biotopi con conseguenze, spesso irreversibili, a tutto scapito della biodiversità originale.
Mentre alcune di queste specie sono portate naturalmente ad espandersi, la maggior parte è stata favorita dalle attività umane, con il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici, l’alterazione degli habitat naturali, il collezionismo, l’allevamento di specie esotiche, con conseguenti fughe e/o rilasci volontari per la caccia, la pesca o per incuria e ignoranza.
In molti casi il processo appare irreversibile e l’unica cosa che si può fare è cercare di preservare con severe norme di protezione i  pochi ambienti rimasti con caratteristiche di verginità ecologica sperando che da queste isole parta la riconquista dell’ambiente da parte dei legittimi originari abitanti.

Solo tra i vertebrati ci sono, tra gli altri: (i dati sono presi dal sito del DAISIE)

 Trota iridea

 Siluro

Pesci: Trota Iridea, Salmerino di fonte, Blicca, Abramide, Pseudorasbora, Gardon,Rodeo, Siluro, Pesce gatto, Pesce gatto americano, Pesce gatto africano, Pesce Re, Persico trota, Persico sole, Acerina, Luccioperca, Carpa erbivora, Carpa argentata, Carassio, Tilapia, Rutilo, Gambusia, Barbo danubiano, Barbo spagnolo, Aspio, Temolo Russo;

L’immissione di pesci estranei all’habitat originale ha causato la completa alterazione dello stesso. Ad esempio dove è stata seminata in maniera scellerata la trota iridea (la mitica trota salmonata) ha spazzato via le originarie popolazioni di trota marmorata e fario sia alpine che appenniniche. 
L’introduzione del siluro (un pesce di più di due mt di lunghezza e del peso anche di pltre 200 Kg) nel bacino del Po e i suoi affluenti ha provocato la scomparsa quasi totale di diverse specie di pesci nostrani, come il cavedano, il barbo, il luccio diventando la specie dominante in un ambiente, in cui la piramide ecologica era frutto di equilibri millenari. Purtroppo la sua diffusione pare inarrestabile, essendo arrivato, ormai, a colonizzare anche altri ambienti ancora più piccoli e più indifesi dal punto di vista dell’equilibrio ecologico come L’Arno e i suoi affluenti.

Anfibi: Rana toro, Rana balcanica

 Rana toro

In questo caso i danni risultano minori per la limitata espansione, soprattutto della rana  toro americana che, nutrendosi di altri anfibi avrebbe potuto costituire una seria minaccia per gli stessi. Sopravvive con poche popolazioni solo nella pianura Padana.

Rettili: Tartaruga orecchie rosse ,Agama agama, Geco dei balcani.

 Tartaruga orecchie rosse

Tra i rettili l’impatto ecologico peggiore lo sta provocando quella simpatica tartarughina acquatica proveniente dalla Florida, che, pur essendone vietata per legge la vendita,
continua ad essere presente nelle mille fiere paesane e nei negozi di animali. Così piccola e innocua fa tenerezza e si porta a casa per far contento il pupo. Salvo poi scoprire che la tenera piccola tartarughina si trasforma in un vorace mostro che arriva a pesare anche 5 kg. 
Allora che si fa? Si rilascia nel primo stagno, laghetto o pozza d’acqua, decretando così la scomparsa della più rara, timida e meno aggressiva, tartaruga d’acqua dolce nostrana.

Uccelli: Ibis sacro, Airone Guardabuoi,Coturnice orientale, Colino della Virginia, Parrocchetto dal collare, Parrocchetto monaco, Usignolo del Giappone, Bengalino comune, Becco a cono golacinerina, tortora dal collare orientale

 Parrocchetto monaco

Gli uccelli dal punto di vista ecologico, avendo la possibilità di volare sono sempre stati presenti in maniera occasionale o prolungata, anche in ambienti estranei al proprio. 
Sono quindi, in genere, le specie che meno alterano l’habitat. Esclusi alcuni casi in cui si sovrappongono e si sostituiscono alle specie originarie sfruttando lo stesso ambiente. E’ quello che sta succedendo con l’espandersi di alcune colonie di pappagalli (Parrocchetti monaci e dal collare), ormai stanziali in parchi e giardini di città come Roma che stanno provocando la lenta ma continua diminuzione di specie nostrane come i picchi e le civette, in quanto occupano per la nidificazione gli stessi buchi negli alberi, ed, essendo più grandi e aggressivi, ne causano l’allontanamento.

Mammiferi: Scoiattolo grigio, scoiattolo variabile, tamia siberiano, visone, nutria, cane procione, topo muschiato, minilepre, sciacallo dorato.

 Scoiattolo grigio


  Nutria

 Visone americano
Tra i mammiferi d’importazione quelli che hanno avuto il maggior impatto (negativo) ambientale sono senza dubbio lo scoiattolo grigio che dove è arrivato ha decretato la scomparsa del più timido e gracile scoiattolo rosso tipico delle nostre foreste; tra l’altro, essendo anche molto più confidente con l’uomo rispetto al nostro, riscuote anche molta simpatia. L’altro, involontario flagello.  è la nutria, ormai diffusissima dappertutto ove ci sia un po’ d’acqua che, per la sua abitudine di scavare gallerie nelle rive, spesso franose, dei corsi d’acqua ne compromette la stabilità e, in quei pochi luoghi ove sopravvive ancora la lontra. ne occupa lo stesso habitat contribuendo a metterne in pericolo la sopravvivenza.
Altro ospite di cui si potrebbe fare a meno è il visone americano che fuggiti  dagli allevamenti o liberati da animalisti poco sensibili all’equilibrio ecologico, laddove riescano a sopravvivere falcidiano le covate e i pulcini degli uccelli acquatici e le popolazioni di anfibi. Inoltre più grossi e aggressivi competono con la nostrana puzzola decretandone la sparizione.

Tra gli invertebrati ricordo solo il gambero rosso americano, la zanzara tigre e il famigerato punteruolo rosso ma qui l’elenco è veramente troppo lungo.

 Gambero rosso della Louisiana

 Zanzara tigre


  Punteruolo rosso

Ne citiamo solo tre tra i più comuni e dannosi, la zanzara tigre penso ormai la conoscano purtroppo tutti, è andata a coprire un vuoto ecologico essendo attiva di giorno e, quindi, non entrando in competizione con la comune zanzara. Il punteruolo rosso forse è meno conosciuto, ma sicuramente altrettanto dannoso. A lui si deve la morte ormai quasi certa di quasi tutte le palme presenti nei giardini pubblici e privati. Lasciando l’atroce dubbio di come potrebbe riciclarsi nel momento in cui non avessi più a disposizione le palme preferite. In alcune zone pare abbia cominciato ad attaccare già altre specie di palma.
Ma quello che appare come un vero e proprio flagello biblico è il gambero rosso della Louisiana che, introdotto per l’alimentazione sia umana che dei pesci d’allevamento (per dare il tipico colore rosa alle carni della famosa trota salmonata di cui sopra) è ormai il padrone indiscusso dei laghi e corsi d’acqua del centro-nord Italiano e, grazie al suo eclettismo alimentare e alla sua robustezza sta facendo stragi di anfibi, avannotti e qualsiasi altro animale di piccole dimensione presente nel suo habitat.

Per carità di patria e per l’enormità del lavoro, tacciamo sull’ invasione delle migliaia di specie vegetali esotiche e non, che popolano ormai tutti nostri ambienti, altrettanto infestanti e pericolose. 

Insomma, anche in natura sembra  valere sempre il vecchio proverbio: “Mogli e buoi dei paesi tuoi”

MIZIO

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