lunedì 18 marzo 2013

BELLA BELINDA




L’avevano chiamata Belinda ed era un cervo femmina giovane, trovata senza madre dai proprietari di un agriturismo tra Biserno e Ridracoli, in provincia di Forlì. L’avevano amorevolmente accudita ed erano riusciti a farla crescere tra non poche difficoltà, poi, essendo come tutti gli animali selvatici fauna indisponibile dello stato, non avevano potuto rinchiuderla come si può fare con un animale domestico. Belinda andava e veniva libera, ma sempre vicinissima all’agriturismo e a quelle persone che l’avevano salvata da morte certa.

Era diventata ormai la mascotte del paese e viveva in stato semidomestico frequentando ogni giorno i gestori dell’agriturismo il Mulino che l’avevano salvata, dormendo spesso sullo zerbino del ristorante e rimanendo confidente verso tutta la comunità dei due paesi che portavano i bambini a vedere Belinda, la cerva un po’ zoppa che non fuggiva ma si soffermava a prendere il fieno o il pellet dalle loro manine. Nella frazione di Santa Sofia, Belinda era sulla bocca di tutti e tutti la conoscevano rendendola, in pratica, parte della comunità.

La sua fiducia e la generosità di tante persone si è infranta pochi giorni fa, contro la disumanità di un cacciatore che forse ha agito rispettando le leggi vigenti (lo stabilirà la magistratura), ma certamente non ha usato una briciola di cuore, ammesso che abbia tale organo al suo posto. Si chiamano “selettori”, i cacciatori che vengono inviati dalle amministrazioni provinciali sul territorio per abbattere la fauna giudicata in eccedenza. Compito spiacevole ma necessario? Sul “necessario” vi è spesso da dubitare.



Quanto allo “spiacevole”, ho conosciuto selettori che non dormono la notte per la frenesia di sparare, il giorno dopo a daini, cervi, cinghiali ecc. Belinda era nota a tutti, aveva un segno di riconoscimento chiaro e le hanno sparato  a pochi metri dalle case. Poi, il suo corpo è stato caricato sulla macchina e il cacciatore se n’è andato, come avesse caricato un sacco di bulloni.  

Gli abitanti di Biserno e Radicoli sono addolorati e arrabbiati, mentre i bambini piangono la loro mascotte e imparano a conoscere dove arriva la cattiveria dell’uomo. Scrive Sauro, un abitante di Biserno, su Facebook: “La frenesia che prende i cacciatori non appena vedono una preda li acceca. Anche se conoscono benissimo l'animale lo abbattono senza pietà. Abita lì accanto, ha visto la cerva più e più volte, perchè non ha usato un po' di prudenza ?” Se è proprio vero che chi ha sparato a Belinda abita lì vicino, allora la legge lo può assolvere perché non ha commesso alcun reato, ma lo condanna qualcosa che è al di sopra delle leggi e che gli antichi chiamavano pietas e io, più modestamente, “volere bene”.

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