L’avevano
chiamata Belinda ed era un cervo femmina giovane, trovata senza madre dai
proprietari di un agriturismo tra Biserno e Ridracoli, in provincia di Forlì.
L’avevano amorevolmente accudita ed erano riusciti a farla crescere tra non poche
difficoltà, poi, essendo come tutti gli animali selvatici fauna indisponibile
dello stato, non avevano potuto rinchiuderla come si può fare con un animale
domestico. Belinda andava e veniva libera, ma sempre vicinissima
all’agriturismo e a quelle persone che l’avevano salvata da morte certa.
Era
diventata ormai la mascotte del paese e viveva in stato semidomestico
frequentando ogni giorno i gestori dell’agriturismo il Mulino che l’avevano
salvata, dormendo spesso sullo zerbino del ristorante e rimanendo confidente
verso tutta la comunità dei due paesi che portavano i bambini a vedere Belinda,
la cerva un po’ zoppa che non fuggiva ma si soffermava a prendere il fieno o il
pellet dalle loro manine. Nella frazione di Santa Sofia, Belinda era sulla bocca
di tutti e tutti la conoscevano rendendola, in pratica, parte della comunità.
La
sua fiducia e la generosità di tante persone si è infranta pochi giorni fa,
contro la disumanità di un cacciatore che forse ha agito rispettando le leggi
vigenti (lo stabilirà la magistratura), ma certamente non ha usato una briciola
di cuore, ammesso che abbia tale organo al suo posto. Si chiamano “selettori”,
i cacciatori che vengono inviati dalle amministrazioni provinciali sul
territorio per abbattere la fauna giudicata in eccedenza. Compito spiacevole ma
necessario? Sul “necessario” vi è spesso da dubitare.
Quanto
allo “spiacevole”, ho conosciuto selettori che non dormono la notte per la
frenesia di sparare, il giorno dopo a daini, cervi, cinghiali ecc. Belinda era
nota a tutti, aveva un segno di riconoscimento chiaro e le hanno sparato a pochi metri dalle case. Poi, il suo corpo è
stato caricato sulla macchina e il cacciatore se n’è andato, come avesse
caricato un sacco di bulloni.
Gli
abitanti di Biserno e Radicoli sono addolorati e arrabbiati, mentre i bambini
piangono la loro mascotte e imparano a conoscere dove arriva la cattiveria
dell’uomo. Scrive Sauro, un abitante di Biserno, su Facebook: “La frenesia che
prende i cacciatori non appena vedono una preda li acceca. Anche se conoscono
benissimo l'animale lo abbattono senza pietà. Abita lì accanto, ha visto la
cerva più e più volte, perchè non ha usato un po' di prudenza ?” Se è proprio
vero che chi ha sparato a Belinda abita lì vicino, allora la legge lo può assolvere
perché non ha commesso alcun reato, ma lo condanna qualcosa che è al di sopra
delle leggi e che gli antichi chiamavano pietas e io, più modestamente, “volere
bene”.
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