Sicuramente
il denaro non cresce sugli alberi, ma certamente cresce ad un ritmo molto più
veloce, in special modo quando viene creato dalle banche come debito ad
interesse. Nelle moderne economie, quasi tutto il denaro viene creato in questo
modo. Per mantenere una provvista stabile di denaro, i debitori devono
pagare sia il prestito iniziale che gli interessi sul prestito. Ciò significa
che è necessaria una crescita economica in linea con l’interesse sul debito e
in alternativa (o in aggiunta) inflazione; entrambi i fattori hanno giocato un
ruolo considerevole nel secolo scorso.
Ma,
per tornare al mondo reale, della natura, esistono dei limiti alla crescita: il
limite ultimo è l’energia, necessaria a qualsiasi produzione. Gli esseri umani
hanno bisogno di cibo per sopravvivere e riprodursi e la creazione di questo
cibo necessita di energia che, in ultima analisi, deriva dal sole.
Uno
dei motivi che hanno favorito la rapida crescita delle nostre economie negli
ultimi duecento anni è stato l’aver scoperto una ricchissima fonte di energia
solare concentrata sotto forma di combustibili fossili, accumulatisi in
migliaia di anni nelle viscere della terra e sotto il fondo dei mari.
Siamo
diventati sempre più efficienti nell’estrarre questi materiali dalla terra,
mantenendo così l’illusione che il denaro con interesse dovuto alle banche
corrisponda ad una legge naturale, sebbene non senza ripetute crisi finanziarie
e cancellazioni di debito. È comunque sempre più chiaro che la festa
dell’energia a buon mercato sta finendo.
È
oggi necessario creare un miglior meccanismo di feed-back tra il denaro, la
nostra unità di conteggio universale, deposito di valore e mezzo di scambio, e
la sorgente universale della vita.
Abbiamo
pubblicato oggi un rapporto sulle valute in energia, il primo tentativo di
rivedere le proposte esistenti e i progetti che collegano il denaro
all’energia, o viceversa. Presentiamo una tipologia per aiutare a comprendere
le differenti funzioni che queste valute in energia possono adempiere, sia in
termini di ancoraggio del denaro al mondo naturale che di incoraggiamento a
sviluppare attività economiche maggiormente sostenibili. Includiamo i casi di
studio di una varietà di approcci al problema.
1)
Sistemi di contabilità energetica, per esempio “La struttura Emergy” di Howard
Odum . Questa struttura assegna un valore a tutti i beni in relazione
all’energia solare (in emjoule) necessaria per crearli, piuttosto che al loro
costo, che non ci dice nulla circa la loro sostenibilità. Se le valute
nazionali fossero denominate in emjoule, i paesi con utilizzo pro-capite
maggiormente efficiente (principalmente i paesi in via di sviluppo) vedrebbero
le proprie economie divenire molto più competitive ed i propri debiti ridursi
enormemente.
2)
Sistemi valutari energetici basati sul debito, come le Schede Kilowatt·ora negli USA. Queste schede consentono alla gente di pre-acquistare energia su
schede o telefoni, sapendo che il proprio potere di acquisto rimarrà stabile
qualsiasi cosa accada al prezzo dell’energia.
3)
Sistemi valutari energetici basati sul credito, in cui vengono emessi dei buoni
in cambio del contante investito nella produzione di energie rinnovabili. I
buoni possono essere utilizzati in futuro per acquistare energia rinnovabile da
pannelli solari di nuova costruzione o da campi eolici. Tali approcci
auto-finanziati potrebbero superare quelli che spesso sono costi altrimenti
proibitivi per progetti grandi e piccoli di energie rinnovabili.
Il
rapporto include molti esempi di comunità locali che avviano piccoli progetti
che traggono origine dalla frustrazione per la mancanza di progressi a livello
nazionale. Ormai è ora che accademici, attivisti, governi e ONG collaborino per
sviluppare ulteriormente e sviluppare in grande quegli schemi che abbiano
riscosso maggior successo e forniscano i finanziamenti per collaudare la
maggior parte dei concetti che, al momento, rimangono soltanto alla stadio di
idee.
L’idea
di mettere in relazione l’energia con il denaro non è nuova ma, forse, è giunto
il momento di farlo.
DI
JOSH RYAN COLLINS
resilience.org
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